Phantom Doctrine | CreativeForge Games - Recensione

Phantom Doctrine è un videogame a turni che mischia elementi tattici e strategici, la sceneggiatura è degna di una spy story alla 007




Phantom Doctrine è un prodotto decisamente articolato. Nel calderone delle idee i ragazzi di CreativeForge Games (già ideatori di Hard West) hanno inserito: una trama intrigante ambientata nella Guerra Fredda, delle solide meccaniche stealth, sparatorie tattiche, una valanga di abilità per diversificare gli agenti, e una gestione strategica del quartier generale.
Detta così sembrerebbe di essere dinanzi a un nuovo capitolo di X-com, dove però al posto degli alieni troviamo delle agenzie segrete da stanare. E in effetti i punti di contatto con l’ultima fatica di Firaxis (Xcom 2) non mancano, ma in realtà ci sono anche tante soluzioni originali che rendono più personale il videogame recensito oggi.



Phantom Doctrine ripercorre l’atmosfera della Cortina di Ferro, ovvero di quel periodo storico che va dalla fine della Seconda Guerra Mondiale al crollo del Muro di Berlino. Al tempo URSS e USA combattevano una disputa su più fronti: politico, ideologico, militare (con operazioni ombra) e tecnologico (lo sbarco sulla Luna ne è una chiara testimonianza).
Tuttavia del succitato e delicato contesto (che portò quasi allo scontro nucleare nel 1962 a Cuba) ne viene catturata solo la tensione, i fatti invece risultano per lo più romanzati. Difatti l’opera — edita da Good Shepherd Entertainment — mette in scena una fantomatica corporazione segreta, chiamata Beholder. Quest’ultima, a mò dell’Idra, sta allungando i suoi tentacoli in tutte le organizzazioni politiche del Pianeta. Il compito del giocatore è dunque quello di mozzare la testa alle mire espansionistiche di questo misterioso nemico, che altrimenti potrebbe instaurare un nuovo ordine mondiale. Già, ma con quali mezzi?

Phantom Doctrine | CreativeForge Games - Recensione

Il giocatore può scegliere se far parte del KGB o della CIA

La prima operazione da fare è crearsi un modello per il personaggio principale, avvalendosi del blando editor messo a disposizione dal gioco. Dopodiché bisogna decidere quale campagna avviare: KGB o CIA. I due plot presentano diversi punti in comune, ma in generale è possibile rigiocare almeno una seconda volta per approfondire il quadro di riferimento.
Phantom Doctrine presenta due anime: una tattica, quando si scende effettivamente sul campo per svolgere le missioni vere e proprie; e una strategica, quando siamo chiamati a gestire il covo segreto.
Nella base della nostra organizzazione è possibile sviluppare nuove tecnologie e nuove abilità.
L’equipaggiamento (armi, armature, gadget e kit medici) può sia essere creato nell'officina che raccolto sul terreno durante le missioni.
Gli agenti possono sviluppare abilità attive e passive, ma solo dopo aver seguito un intenso periodo di formazione, durante il quale le risorse umane risultano inutilizzabili per le varie operazioni. E tenete presente che tutte le mansioni sono svolte sempre e solo dai nostri agenti: non ci sono scienziati o ingegneri da sfruttare per elaborare i potenziamenti. La scelta di quali attività gestionali sviluppare non deve quindi essere presa alla leggera, perché ridurrà sempre più le nostre risorse per le operazioni sul campo.
Come negli X-com troviamo un indicatore del rischio, da tenere sempre sotto controllo. Oltre a portare avanti gli eventi della campagna principale dovremo fare attenzione a non farci scoprire, assegnando degli uomini al controspionaggio. Altrimenti saremo costretti a spostare il nostro sito, spendendo una notevole quantità di denaro.
I fondi rappresentano una voce fondamentale per lo sviluppo e l’acquisto di item e di abilità, per cui  è altamente consigliato incaricare degli agenti alla produzione di soldi falsi.
La base segreta offre diversi spunti per personalizzare gli approcci. Oltre alle sale standard già disponibili (es. infermeria e armeria) Phantom Doctrine ci permette di erigere un laboratorio ove sintetizzare composti chimici per alterare le abilità dei nostri agenti, e una sala per estorcere con la tortura le confessioni dei nemici catturati.
Ma il cuore di Phantom Doctrine è riposto nel quartier generale dove è posta un'enorme mappa interattiva. Qui possiamo valutare tutti i movimenti sospetti dei nostri avversari. Ogni missione è regolata da un timer, quindi occorre pensare velocemente a quali operazioni dedicarsi. Tanto più che il numero delle attività indicate sulla mappa crescerà a dismisura col tempo, per cui dovremo anche fare una cernita, filtrando le operazioni secondarie più utili.
Se ci mostreremo lesti potremo persino evitare di scendere effettivamente sul campo di battaglia, perlomeno in tutte quelle sessioni extra che non fanno capo alla main quest. Phantom Doctrine in tal caso assume i connotati di una partita a scacchi.
Merita un discorso a parte il minigioco relativo alla decriptazione dei documenti recuperati durante le varie missioni. Una volta raccolti i fascicoli segreti dovremo individuare una determinata parola chiave che lega tutto il materiale secretato (immagini e testi), che cela la vera informazione sensibile (il nome di una persona, di un luogo o di un’agenzia). Devo dire che sulle prime, questo mi ha ricordato la scena del film A Beautiful Mind (con Russel Crowe) quando John Nash era impegnato nell'analisi dei documenti per il governo. Peccato però che in realtà non ci sia alcun collegamento logico tra i documenti proposti da Phantom Doctrine: la parola chiave è scelta a caso dal gioco, ed è un vero peccato perché l’idea di base era davvero intrigante.
Quando invece ci si immerge nelle operazioni sul campo il gioco ci mette dinanzi al solito reticolo entro cui muoversi, spendendo i Punti Azione messi a disposizione per ogni agente.
Phantom Doctrine — diversamente dagli X-com — punta molto di più sulle manovre stealth, ma del resto abbiamo a che fare con degli agenti sotto copertura e non con dei militari armati di tutto punto. Non bisogna quindi correre il rischio di confrontare continuamente questo gioco con quello dei Firaxis, altrimenti si può prendere la cantonata di bollare tale scelta di game design come uno sbilanciamento della struttura di gioco.
A tal proposito va detto che le singole mappe presentano sia zone franche dove i nostri agenti possono muoversi senza essere riconosciuti; che aree sorvegliate a cui è possibile accedere solo con un travestimento, altrimenti sia le telecamere che i civili possono subito far scattare l’allarme. Quest’ultimo viene lanciato anche se negli scontri a fuoco commettiamo l’errore di usare armi non silenziate.
Se si viene scoperti si ha a che fare con scontri a fuoco abbastanza ostici, dove il numero degli avversari cresce per via dei vari rinforzi che giungono a ondate successive. Le meccaniche d’ingaggio sono assolutamente di buona fattura. Mi è piaciuta molto l’idea dello “sfondamento”, dove sono necessari per forza due agenti per spalancare una porta e avanzare a armi spiegate, sì da infliggere danni maggiori. 
Un’altra caratteristica interessante è riposta nel cono visivo tridimensionale. Spesso in questo genere di giochi l’IA dei nemici pattuglia un solo livello, ma i nemici di Phantom Doctrine analizzano tutta l’area dinanzi a loro. Ciò vuol dire che se il nemico è affacciato alla finestra riesce a vedervi anche se tentate di infiltrarvi dal piano sottostante.
Ma di ottimi esempi di meccaniche intriganti ve ne sono a bizzeffe, pensate che è possibile pure distrarre le guardie se il nostro agente conosce la loro lingua madre, creando un diversivo per l’avanzata degli alleati.
Per il resto le possibili operazioni sono simili a quelle di altri prodotti analoghi. Dobbiamo: prestare attenzione alle coperture (il gioco fa differenza tra quelle alte e quelle basse), cercare una linea di tiro libera per incrementare i danni, proteggere un’area precisa sparando a ogni anima viva che vi si aggiri (è molto utile quando bisogna scappare verso la zona d'estrazione), e celare i corpi dei nemici uccisi. L’aspetto carino è che gli avversari s’insospettiscono se uccidiamo troppi agenti, anche se non vengono rinvenuti i loro corpi: in tal caso è il mancato collegamento radio a far scattare l’allarme, perché non si ricevono più aggiornamenti da chi dovrebbe pattugliare la zona.
Oltre ai punti azione ci sono i Punti Fuoco, che danno accesso a manovre speciali: ad esempio è possibile abbattere un nemico colpendolo al collo per metterlo KO senza ucciderlo, ma questa mossa è possibile solo se chi l’effettua ha più punti salute del bersaglio. Ed ha senso, visto che è micidiale e non ammette errori. Anche perché in Phantom Doctrine ogni azione ha un esito chiaro: diversamente dagli X-com non c’è la struttura casuale regolata dal lancio dei dadi.

Phantom Doctrine | LucullusGames

Grande atmosfera, ma caricamenti troppo lenti

L’allestimento degli interni e degli esterni ricalca abbastanza fedelmente quello degli anni ’80, tuttavia il numero di poligoni per i vari modelli non è eccezionale. Le cut-scene sono brevi e poco varie; per fortuna le mappe sono molte, sì da evitare il rischio della ripetitività.
Il frame rate è abbastanza stabile ma la distruzione ambientale è limitata. Possiamo far saltare solo pochi elementi, tra cui auto, finestre e porte.
Ma ciò che non ho digerito affatto è il lungo tempo di caricamento e d’elaborazione dei calcoli delle mosse avversarie: è davvero eccessivo, sarebbe utile intervenire con una patch, perché alla lunga la situazione diventa snervante.
Le musiche risultano appena percettibili ma il sound si allinea perfettamente al contesto di riferimento. E’ persino presente la traduzione in italiano dei testi.
La longevità dipende chiaramente dal tipo di esperienza che s’intende affrontare (normale o più corposa), ma volendo si possono superare tranquillamente le 30 ore. Inoltre al termine della prima run si sblocca persino una terza fazione, dove il giocatore interpreta gli agenti del Mossad israeliano, incaricati di cacciare i nazisti.

Modus Operandi: ho realizzato questa recensione grazie a un codice per il download su steam gentilmente fornitomi dal distributore del gioco.

Titolo: Phantom Doctrine
Genere: Tattico a turni
Sviluppatore: CreativeForge Games
Editore: Good Shepherd Entertainment
Data di rilascio su pc: 14 agosto 2018
Prezzo di lancio definitivo su steam: 39,99 euro

Commento finale

Phantom Doctrine offre una marea di possibilità per evitare lo scontro a fuoco, d'altronde è una produzione che premia soprattutto le operazioni stealth. La struttura di gioco è articolata, ogni azione ha delle conseguenze chiare che non ammettono la casualità vista negli X-com.
Ci sono un sacco di idee interessanti che faranno felici gli amanti dei tattici a turni, tuttavia i tempi di elaborazione delle mosse avversarie andrebbero velocizzati con una patch.

Pro:
  • Meccaniche stealth e tattiche di combattimento…
  • Atmosfera fantastica
  • Una valanga di abilità per personalizzare gli agenti
  • Cono visivo tridimensionale
Contro: 
  • ... Ma a volte il numero di avversari è eccessivo
  • Il minigioco dell’analisi dei documenti è soggetto solo al caso
  • Lunghi caricamenti e elaborazioni delle mosse avversarie

Voto 7,6


REQUISITI DI SISTEMA

MINIMI:
Richiede un processore e un sistema operativo a 64 bit
Sistema operativo: Windows 7 / 8 / 8.1 / 10
Processore: Intel Core i3-2100 / AMD Phenom II X4 965 or equivalent
Memoria: 6 GB di RAM
Scheda video: GeForce GTX 550 Ti / Intel HD 620 / Radeon HD 5770
DirectX: Versione 11
Memoria: 35 GB di spazio disponibile

CONSIGLIATI:
Richiede un processore e un sistema operativo a 64 bit
Sistema operativo: Windows 10
Processore: Intel Core i5-4670K / AMD FX-8320 or equivalent
Memoria: 16 GB di RAM
Scheda video: GeForce GTX 960 / Radeon R9 290X

Fonte immagini: google