Death's Gambit | White Rabbit - Recensione

Death's Gambit è un soulslike bidimensionale in pixel art, l’atmosfera e la sceneggiatura sono intriganti ma tecnicamente si poteva fare di più




Death's Gambit era un titolo molto atteso dal sottoscritto, e dagli amanti dei soulslike in generale. Dalle poche informazioni diffuse pre-pubblicazione si percepiva il sapore di un'avventura originale, che pareva essere accompagnata da una sceneggiatura meno criptica del solito.
I concorrenti delle opere dei From Software in passato hanno sempre messo in secondo piano la lore dei loro prodotti, limitandosi a inserire poche e scarse informazioni contestuali che non andavano a parare da nessuna parte. E ciò limitava spesso l’empatia verso il personaggio e il coinvolgimento verso l’universo di gioco.
L’opera edita da Adult Swim Games — per arricchire l’atmosfera — si è avvalsa invece sia di brevi scenette (proposte come ricordi sopiti del protagonista), che di fugaci scambi di battute con vari attori dell’avventura. Insomma, anche se le informazioni restano pure qui centellinate (per mantenere alto l’interesse), è bello avere a che fare con un quadro contestuale meno confuso del solito, dove non si ha a che fare con le solite frasette che non dicono nulla.
Il gioco è uscito ad agosto, ma la mia recensione arriva solo a settembre perché al day one erano presenti vari problemini, che però sono stati risolti in seguito tramite patch. Certo persistono delle animazioni a volte un pò grezze, ma ora Death’s Gambit risulta perfettamente giocabile, quindi le varie recensioni pubblicate nel mese di agosto andrebbero riviste.



L’inizio di Death’s Gambit ricorda un pò quello di Shrouded in Sanity, difatti anche qui il nostro protagonista viene subito vincolato a un patto. Ma i riferimenti a altre opere non terminano certo qui, ci sono pure alcuni rimandi all'ottimo Darksiders, tra cui la presenza della personificazione della Morte.
Il giocatore interpreta i panni di Sorun, un valoroso condottiero caduto in battaglia durante un aspro conflitto in campo aperto. Ma al nostro sfortunato eroe non è stato concesso un meritato riposo: la Grande Mietitrice l’ha invece condannato a un perenne ritorno in vita, almeno finché non le avrà consegnato la fonte dell’immortalità. Tale prezioso artefatto interferisce con il naturale scorrere della vita umana, quindi sta alterando i piani di Morte, che non vede l’ora di riappropriarsi del suo sacro ruolo decisionale.
Nelle vesti di Sorun dobbiamo quindi recarci presso la città di Caer Siorai, dove è custodita appunto tale reliquia. Durante il viaggio il nostro eroe avrà modo di ripercorrere le tappe più importanti della sua vita, ricordando familiari e compagni d’armi caduti. Ma Sorun a poco a poco sarà anche assalito da sentimenti contrastanti: di vendetta verso il nemico e di odio verso sé stesso, reo di aver condotto il suo esercito in una rovinosa sconfitta.

Death's Gambit | White Rabbit - Recensione

Tante idee originali, che però non sempre risultano ben bilanciate

Death’s Gambit — diversamente da Salt and Sanctuary — propone un combat system più originale, laddove l’opera degli Ska Studios proponeva invece tecniche di lotta più derivative.
Nel videogame dei White Rabbit ogni arma (falce, alabarda, spada, ascia, ecc… ) è accompagnata da abilità specifiche, che occorre apprendere discutendo prima con alcuni maestri. Tali mosse speciali (al più tre per arma) sono però regolate dal consumo della barra dell’energia, che potremmo assimilare a quella del mana (tipica di molti GDR). Non solo, prima di poter far uso di tali tecniche è necessario mandare a segno un dato tot di colpi normali, o eseguire delle particolari azioni legate alla specifica tipologia di classe scelta per il personaggio. A tal proposito va detto che ognuna delle 7 classi predilige una data arma. Per cui, per poter imbracciare strumenti diversi da quelli standard, diventa necessario correggere prima una o più statistiche di base (forza, destrezza, intelligenza, salute, resistenza, e rapidità). Le tecniche speciali provocano danni ingenti e/o causano status elementali negativi per il nemico (es. sanguinamento, congelamento, ecc…), per cui — per non abusarne — gli sviluppatori hanno imposto l’attesa di un dato tempo di recupero (espresso in secondi) prima di permetterne il riutilizzo.
Il moveset di base è invece semplice, ed è regolato da pochi tasti. Possiamo così: rotolare, parare, avvalerci di un attacco base, lanciare un colpo in volo, arrampicarci lungo varie tipologie di scale, saltare, passare all'arma secondaria, e usare un oggetto precedentemente selezionato in uno dei 4 slot rapidi messi a nostra disposizione.
La contesa si basa al solito su rigide tempistiche, su precisi frame per le varie animazioni, e su una barra della stamina da tenere sempre d’occhio.
Per cui — nonostante le mosse riportino alla mente action alla Devil May Cry — in Death’s Gambit non si può procedere a testa bassa, concatenando semplicemente una serie infinita di attacchi. Se si rimane a corto di resistenza Suron non può più contare su parate e rotolate, lasciando il fianco scoperto ai fendenti dei nemici. E tal proposito, va fatto notare come persino i lottatori di bassa lega siano in grado di procurare ingenti danni, avvalendosi di pochissimi affondi.
Per non parlare delle Boss Battle, in cui non ci si può mai permettere di calare la concentrazione. Ogni Boss è studiato nei minimi dettagli ed è dotato di pattern unici, sebbene le varie fasi non siano tantissime come visto ad esempio nell'ottimo Unworthy.
Tuttavia, nel gioco recensito oggi c’è una novità molto interessante da svelare, ovvero la possibilità opzionale di sfidare nuovamente i boss già sconfitti, i quali si ripresenteranno con nuovi pattern e con una barra della salute decisamente più imponente. Ma non è tutto, pure i premi che verranno elargiti saranno migliori. 
Al posto dei falò (tipici delle opere di Miyazaki), in Death’s Gambit ci sono le statue di Morte, che in effetti ricordano più gli altari visti in Pharaonic. Ad ogni modo, presso queste strutture — che fungono pure da checkpoint — si migliorano le qualità del personaggio.
In Death’s Gambit il sistema di progressione è regolamentato dai Frammenti, che di fatto sostituiscono le Anime di Dark Souls. I Frammenti permettono: di incrementare il livello di Sorun, di acquistare presso i mercanti vari item (bombe, stemmi, armi, e così via), di apprendere nuove abilità, e di potenziare le Piume (che di fatto sostituiscono le Fiaschette Estus). Diversamente da altri soulslike però, quando si muore non si perdono i frammenti non ancora spesi, bensì si viene privati solo delle preziosissime Piume. Queste ultime in verità possono anche essere recuperate presso le succitate statue, pagando però un quantitativo di Frammenti pari a quello necessario a salire di livello. Tale computo — ovviamente — non è fisso, ma viene via via incrementato verso l’alto, quindi tale modalità non va cero presa alla leggera.
Le Piume rappresentano un segno distintivo del gioco: non sono tutte uguali, ma ve ne sono pure di leggendarie. Inoltre oltre ad essere usate per ripristinare la salute, possono anche essere sacrificate per potenziare gli attacchi.
Ma non è finita qui. Per personalizzare ulteriormente la classe del personaggio, è possibile acquisire anche dei talenti (per lo più passivi), distribuiti su uno skill tree caratterizzato da tre diramazioni. In tal caso occorrerà spendere degli specifici punti, elargiti ogni qual volta viene sconfitto un poderoso guardiano.
Ci sono però degli aspetti che non mi hanno convinto del tutto, tra cui l’eccessivo ruolo giocato dal farming. Quando si sale di livello le statistiche aumentano di poco, per cui — per avere degli evidenti vantaggi — bisogna rifare più e più volte le stesse zone.
E’ vero, è un aspetto che ritroviamo praticamente in tutti i soulslike, ma mai come in questa specifica esperienza sono stato costretto a andare avanti e indietro decine di volte prima di poter contare su un livello sufficientemente alto per lanciarmi contro i boss. Ciò è dovuto sia alla mappa, che è molto più piccola di tante altre; sia alla particolare gestione delle Piume.
Rimanere senza oggetti curativi rende proibitivi certi passaggi, per cui occorre dedicare diverso tempo all'accumulo di Frammenti, utili sia a salire di livello che per acquistare item curativi e offensivi (bombe).

Death's Gambit | Boss Battle

Qualità estetica altalenante, musiche piacevoli 

Death’s Gambit alterna scenari ben disegnati e ben ispirati, a altre location meno suggestive e meno curate; tale alternanza qualitativa la si riscontra pure nel design dei nemici. La palette dei colori invece mi ha stupito positivamente: passando da una zona all'altra mutano completamente le sensazioni, purtroppo le aree diverse risultano pochine.
Addirittura c’è una zona che pare essere uscita da un universo parallelo. Mi spiego meglio. Death’s Gambit all’inizio sembra essere ambiento in un classico contesto fantasy, ma col proseguo finiamo persino in una sezione sci-fi che lascia di stucco, dove si rendono disponibili anche degli strumenti offensivi più moderni rispetto alle iniziali armi bianche e agli archi.
Tecnicamente non ci sono bug da segnalare, e il frame rate è stabile. E’ persino presente il supporto ai monitor in 21:9, difatti ho giocato in 3440 x 1440 senza avere a che fare con le barre nere viste in altri giochi (es. Dead Cells).
Le musiche risultano piacevoli, richiamano l’atmosfera avventurosa dei videogame degli ’90, pur senza rimanere impresse nella memoria. Inoltre, sebbene con piccoli errori, è presente pure la localizzazione dei testi in italiano.

Modus Operandi: ho realizzato questa recensione grazie a un codice per il download su steam gentilmente fornitomi dal distributore del gioco.

Titolo:Death's Gambit
Genere: Soulslike
Sviluppatore: White Rabbit
Editore: Adult Swim Games
Data di rilascio su pc: 14 agosto 2018
Prezzo di lancio definitivo su steam: 19,99 euro

Commento finale 

Death’s Gambit è un prodotto con dei picchi qualitativi altalenanti. Gli amanti dei soulslike dovrebbero dargli una chance, perchè ci sono molte idee originali che meritano di essere gustate in prima persona. Se non altro perchè in altri esponenti di questo genere derivativo, spesso abbiamo a che fare con meccaniche già viste e riviste.
Tuttavia provo anche un pò di rammarico, perchè Death’s Gambit sarebbe potuto essere il miglior soulslike in 2D mai prodotto. Però, volendo c’è sempre tempo per migliorare la buona base di partenza.

Pro:
  • Diverse idee originali…
  • Atmosfera …
  • Tanti segreti
Contro: 
  • … Ma non sempre ben realizzate
  • … Ma alcuni scenari risultano meno ispirati
  •  Le animazioni potevano essere fatte meglio

Voto 7,5


REQUISITI DI SISTEMA

MINIMI:
Sistema operativo: Windows 7 32bit
Processore: Intel Core 2 Duo E7500 2.93 GHz / AMD Athlon 64 X2 Dual Core Processor 5600+ 2.9GHz
Memoria: 2 GB di RAM
Scheda video: NVIDIA GeForce 9600 GT/ AMD Radeon HD 6450
DirectX: Versione 11
Memoria: 1 GB di spazio disponibile

CONSIGLIATI:
Sistema operativo: Windows 7 (32bit) or Higher
Processore: Intel Core i3 or higher
Memoria: 4 GB di RAM
Scheda video: Nvidia Geforce GT520 / AMD Radeon HD 6670 or higher
DirectX: Versione 11
Memoria: 1 GB di spazio disponibile

Fonte immagini: google