Pro Evolution Soccer 2018 rappresenta la visione ludica del calcio secondo Konami, che si concentra soprattutto sulla rinnovata fisica del pallone
Pro Evolution Soccer 2018 finalmente tratta l’utenza pc alla pari di quella console. La vera novità di quest’anno è l’implementazione della release migliore per il Fox Engine (il motore di gioco), che non risulta più volutamente castrato, offrendo quindi upgrade tecnici e estetici rispetto a PES 2017.
La cura verso i controlli del pallone (non chiamatelo palla come fanno in TV, non sono sinonimi) in base al tipo di giocatore sono stati ulteriormente raffinati. Inoltre le squadre adottano schemi d’approccio differenti in base ai campioni in campo: compagini dinamiche come il Napoli, tecniche come il Barcellona, ostiche come l’Atletico Madrid (che taglia le gambe), vanno dunque affrontare con uno spirito diverso.
In attesa di capire dunque cosa riserva il rivale storico (il futuro FIFA 18), è bello notare che il il team diretto da Yoshikatsu Ogihara stia proseguendo la sua strada verso la pulizia del suo prodotto, rendendolo sempre meno arcade ma, preservandone comunque il divertimento.
Nella speranza che le italiane si riscattino dalla falsa partenza nell’Europa che conta, vi lascio la mia recensione del titolo di Konami, che — anche quest’anno — apre le danze con due settimane d’anticipo sul rivale di sempre.
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Pro Evolution Soccer 2018 - Nuova interfaccia sui calci di punizione |
MD White vs PM Black White
Tra le modalità ritroviamo: Diventa un Mito che permette di gestire la carriera di un singolo calciatore, ma ormai è superata dalle prove più profonde e avvolgenti di altri sportivi (vedi FIFA 17 e NBA 2K18); la Master League che ci mette nei panni di un allenatore, affiancandoci meccaniche manageriali (con sessioni di mercato più ricche di opzioni, e con la novità dei tornei pre-campionato); la Cooperativa online che offre sfide 2vs2 e 3vs3; i Match casuali che permettono — dopo aver stabilito i criteri di generazione casuale dei team — di sottrarre anche i pezzi più pregiati all'avversario (il gioco pesca dei giocatori a caso dal roster, facendoci costruire poi la squadra); e infine il MyClub (simile al FUT del concorrente) che fonda la sua particolarità sia sull'affiatamento tra allenatore e calciatori, che sull'apertura di pacchetti di figurine per dare forma alla propria squadra (e affrontare così altri giocatori o l’IA).Tra le competizioni a disposizione troviamo: la Champions League, l’Europa League, e la Champions asiatica, ma mancano alcune squadre. I campionati europei, infatti, non sono tutti licenziati (non c’è il logo della serie A, mentre manca del tutto la Bundesliga le cui squadre sono relegate alla tristissima voce “altre”): sono assenti quasi tute le big inglesi (Arsenal e Liverpool sono ufficiali), le tedesche (ad eccezione di Lipsia, Borussia Dortmund e Schalke 04) e le spagnole (si salvano solo Atletico Madrid, Barcellona e Valencia), mentre in Italia è assente solo la Juventus (che è segnalata come PM Black White). Sono però curati alcuni campionati sudamericani (su tutti Argentina e Brasile), e troviamo ulteriori club internazionali (più e meno famosi) non legati a divisioni specificate. Insomma, l’annosa querelle delle licenze — anche stavolta — sarà risolta solo dai modder. La questione è spinosa e non me la sento di affondare il dito nella piaga, visto che EA paga (legalmente) per avere le esclusive pluriennali, ergo c’è poco da fare finché questo sistema non cambierà.
Il ritmo di gioco è meno veloce degli anni precedenti, ma ovviamente non tutte le squadre guidate dall’IA privilegiano sempre l’azione corale, ci sono maggiori o minori sfuriate a seconda della presenza o meno di campioni particolarmente estrosi e dotati tecnicamente, che cercheranno di più la singola giocata, anche in relazione ad altre variabili. Di fatto le partite non sono tutte uguali, ma la cattiveria agonistica dell’avversario e il suo atteggiamento sono condizionati: dai minuti al termine dello sconto, dal risultato (acquisito o meno), e dalla fase della competizione (negli scontri diretti la lotta è serrata). In particolare quando il tempo volge al termine — se l’avversario è in vantaggio — tenderà a temporeggiare, viceversa proverà il tutto per tutto per riagguantare almeno il pareggio. Il Real Touch+ rende meno arcade l’impostazione: premia effettivamente la tecnica dei giocatori migliori, e rende più efficaci i contrasti dei profili più fisici.
Ma ritmo, real touch, e atteggiamento delle squadre non sono delle novità di questa edizione: queste feature sono state inserite già l’anno scorso, stavolta sono state solo raffinate e bilanciate meglio. Ciò che invece risulta migliorata di netto è la fisica che regola gli impatti del pallone: è stata quasi riscritta, regalando rimbalzi sul terreno e impatti sui legni (pali e traversa) più realistici; purtroppo gli sviluppatori non hanno inserito delle modifiche nette per l’attrito nelle gare sul bagnato, ergo la sfera non scivola via come dovrebbe (in questo contesto).
La patch del Day 1 — oltre a sistemare alcune cosette — apporta i promessi trasferimenti aggiornati, come: lo stellare acquisto di Neyman al PSG che si è fatto beffe del Fair Play Finanziario (mi chiedo a cosa serva a questo punto), e il passaggio a ciel sereno di Bonucci a un Milan che non si capisce bene da dove abbia preso 300 milioni.
Il Var non c’è e, da arbitro, dico: meno male! Almeno si può giocare con maggiore fluidità, senza perdere la concentrazione e la tensione del momento.
L’Intelligenza Artificiale si mostra più predisposta nel rispettare i nostri input tattici, con movimenti corali più logici e armoniosi: lo possiamo notare dalla minore quantità di passaggi che sono necessari per finire a ridosso dell’area. Tuttavia permangono movenze non sempre naturali nei singoli attori in campo, mi riferisco alla storica tendenza nel preferire i binari (sebbene di capitolo in capitolo tale caratteristica stia andando indebolendosi, per fortuna).
Dove invece l’IA non fa progressi è nella direzione degli arbitri e nelle movenze dei portieri: non ci sono passi indietro ma neppure in avanti, la risposta è pressoché la medesima dei mesi precedenti (comunque migliore se confrontata con PES 2016). Dunque, il direttore di gara manca d’omogeneità di giudizio in alcuni interventi, sia a livello disciplinare (uso dei cartellini) che al livello tecnico (falli molto duri non vengono segnalati); mentre alcune uscite a mezz’aria dei portieri lasciano a desiderare su conclusioni tutto sommato non imparabili.
Nei calci piazzati non ci sono più le linee di percorso del pallone ma — come nel prodotto della concorrenza — occorre far pratica per intuire dove cadrà la sfera in base a potenza e effetto impartiti. Le skill dei giocatori contano se si sanno adoperare, ma se ne può fare anche a meno, se si impara a sfruttare (al momento giusto) i cambi di direzione e le accelerazioni.
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Pro Evolution Soccer 2018 | Konami Digital Entertainment - Recensione |
Server e differenze con FIFA
Rispetto a altre testate, ho preferito valutare il gioco solo dopo la reale disponibilità dei server. Chi ha acquistato Pro Evolution Soccer 2018 si sarà reso conto che — al Day One — non era possibile avviare match online. Partire così non è stata certo una mossa intelligente da parte della società nipponica, ma va anche sottolineato che ora il tutto fila liscio. E scandalizzarsi per poche ore di “manutenzione" penso sia esagerato, anche se una comunicazione più chiara avrebbe sicuramente prevenuto i malcontenti.Il matchmaking ci abbina rapidamente con altri giocatori del nostro stesso livello, ma se non si riesce a trovare dei contendenti — in una particolare ora — si possono sempre allargare i parametri d’ingaggio, modificando: la qualità della connessione (ma vi consiglio di non scendere mai sotto il terzo livello, per non incorrere in rallentamenti) e il rango dell’avversario.
Possiamo quindi scalare le Divisioni online, e affrontare alcune competizioni (tra cui Champions League e Coppa Konami) che partono a orari specifici.
Ma la vera novità è riposta (come succitato) nelle sfide 3vs3, dove la coordinazione e l’affiatamento tra i membri dello stesso team sono fondamentali. Giocare con sconosciuti non è quindi la stessa cosa, e può diventare insoddisfacente aver a che fare con “fenomeni” che giocano da soli. Per tale motivo gli sviluppatori hanno inserito un ranking ad hoc che valuta la precisione delle azioni andate a segno, che il giocatore può sfruttare per favorire l’accoppiamento con altri membri disposti a far gioco di squadra.
Negli ultimi due-tre anni sento ripetere spesso che PES è più simulativo, mentre FIFA si concentra più su aspetti di contorno (licenza, modalità Viaggio, inquadrature). Non sono d’accordo con questa visione, non fino in fondo almeno. PES ha sicuramente una fisica del pallone e un tocco di prima più divertenti e liberi (grazie al Real Touch+); inoltre nell'affrontare offline le varie squadre ci mette dinanzi a sfide davvero diverse.
Ma il discorso cambia nettamente quando si disputano le partite online. Anche quest’anno si sfruttano i soliti automatismi troppo efficaci: i colpi di testa in area sono quasi delle sentenze (sembra che tutti gli attaccanti siano degli Oliver Bierhoff), i cross laterali verso il centro area sono quasi perfetti (guardate nella realtà giocatori come Candreva e Persic: ne sbagliano molti prima di ottener quello giusto), i passaggi filtranti tagliano a metà le solide difese, le accelerazioni premiano più i giocatori dal baricentro basso, e infine come non segnalare gli storici movimenti che dalla fascia tagliano poi verso il centro per liberare dei tiri troppo potenti (e a volte imparabili). Anche se devo ammettere che — ultimamente — quest’ultima situazione la vedo anche in FIFA.
Quindi no, PES non è più simulativo di FIFA: è più divertente nella fase d’impostazione, ma soffre anche le solite magagne (seppur anno dopo anno vengono leggermente limitate). Sono titoli diversi e rispondono a target diversi.
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Pro Evolution Soccer 2018 - LucullusGames |
Rendere giocabile Usain Bolt non interessava a nessuno, era meglio concentrarsi sul migliorare ancor più il prodotto
L’interfaccia bene o male è la medesima dello scorso anno, al di là dei volti degli atleti. Il framerate è granitico, le texture ambientali sono decisamente più definite, e i particolari sono più curati. Il sistema d’illuminazione invece meritava una rivisitazione, per esaltar meglio le partite in notturna, che invece risultano un pò sottotono. Non soddisfa l’anti-aliasing, si notano infatti delle scalettature. C’è però il pieno supporto alla tecnologia NVIDIA Ansel, con la quale è possibile sfruttare la visuale “libera” (anche a 360°) per scatti scenografici.Le tonalità sono invece più sature: le avrei preferite meno vitaminiche, ma sono questioni di gusto personale. Di notevole pregio sono le tecniche di scansione facciale usate per alcuni membri dei team premium (quest’anno c’è anche l’Inter), mentre il resto dei giocatori non coperti da queste tecnologie (a volte) sono vittime di espressioni un pò irregolari, causate da mimiche dei muscoli della bocca e degli occhi non esaltanti.
La resa degli stadi è come al solito altalenante: le arene coperte da licenza (come il Camp Nou, il San Siro e l’Anfield) sono spettacolari, mentre quelle generiche (che non si rifanno a strutture reali) sono anonime. I tagli delle inquadrature mostrano una decisa volontà di creare maggiore atmosfera: ci sono riprese sui volti dei singoli calciatori, brevi fughe sulle fasi di riscaldamento nei tempi di calma, capatine sugli spalti dopo alcune azioni pericolose (per rubare le emozioni dei tifosi), e primi piani a bordo campo durante le manifestazioni più importanti (come nelle fasi finali delle coppe).
La telecronaca è affidata a Fabio Caressa, mentre il commento tecnico resta concesso a Luca Marchegiani (al solito meno ispirato); avrei preferito di gran lunga un Lele Adani che — negli ultimi anni su Sky — è decisamente più preparato e capace di trasmetter passione. Ci sono comunque nuove battute, ma al solito aspettatavi alcune uscite fuori contesto; e nomi delle squadre e dei calciatori pronunciati con un’enfasi maggiore rispetto al resto della frase. Le musiche si fregiano sia dei temi originali di Champions League e Europa League, che di brani musicali di vari artisti (tra cui Linkin Park e Coldplay).
Titolo: Pro Evolution Soccer 2018
Genere: Sportivo
Sviluppatore e Editore: Konami Digital Entertainment
Data di rilascio su pc: 13 settembre 2017
Commento finale
Pro Evolution Soccer 2018 fa un deciso passo in avanti sul piano tecnico e estetico su piattaforma pc (snobbata negli anni scorsi), e per questo apprezzo lo sforzo. Ma lo fa anche il prezzo di lancio, ancora più alto che in passato. Tuttavia mancano delle corpose new entries per quanto concerne la parte giocata: il real touch, l’IA adattiva, la difesa tattica (con opzioni veloci da richiamare alla bisogna), e il ritmo di gioco più ragionato, funzionano benissimo. Ma sono introduzioni dello scorso anno.Insomma, se in altre edizioni avevate preferito supportare la versione console (poichè migliore), stavolta avrete la seria possibilità di giocare al pc, con il vantaggio di una community più attenta alle mod. Se invece vi aspettavate delle serie novità, allora vi consiglio di attendere per capire cosa avrà da proporre il titolo della concorrenza, prima di operare l’acquisto. Ad ogni modo questa prova è solida e merita di essere presa seriamente in considerazione.
Pro:
- Finalmente un PES next gen anche su PC
- IA adattiva, Real Touch+, e difesa tattica...
- Alcuni bilanciamenti
- Fisica del pallone riscritta
- Cooperativa divertente
Contro:
- ... Ma non propone grosse novità
- La modalità Diventa un Mito è ormai obsoleta
- Mancano al solito le licenze ufficiali (attendete le mod)
- Telecronaca sottotono
- Soliti meccanismi di gioco troppo efficaci
Voto 7,9
Fonte immagini: Google