Survival horror in soggettiva che terrorizza con effetti sonori e immagini forti; sconvolge per temi trattati, violenza riprodotta e raccontata
Outlast 2 mette da parte le ambientazioni claustrofobiche dell’ospedale psichiatrico apprezzate nel primo Outlast, in favore di spazi aperti da esplorare in una lunga notte degli orrori. Per certi versi la provincia dell’Arizona ci porta alla mente il villaggio di El Pueblo, ma qui i connotati sono decisamente più violenti e più terrificanti di quanto visto in Resident Evil 4.
Come ormai va di moda nel genere, ringalluzzito peraltro dagli stessi ragazzi di Red Barrels, anche stavolta il protagonista dell’angosciante avventura — completamente slegata dalla precedente — è un uomo normale. Siamo alle prese con una figura che tendenzialmente non ama correre alti rischi, e si rifugia dietro una videocamera, quasi a proteggersi dagli orrori a cui assiste.
I temi trattati sono forti e rientrando perfettamente nell'immaginario horror più splatter e impressionante: satanismo, pedofilia, stupro, e incesto.
Scopriamo dunque se c’è stato o meno quel salto di qualità in grado di offrire un prodotto più maturo.
Blake Langermann è un cameraman professionista che si occupa delle riprese nei servizi d’inchiesta della moglie Lynn (giornalista). I due sono spesso in viaggio, recandosi sulle scene di cronaca nera. Il prologo riprende i due coniugi diretti — in elicottero — verso una zona “amena” dell'Arizona, dov'è stato rinvenuto il cadavere di una giovane donna incinta: sembrerebbe essersi consumato il rito violento di una setta religiosa, ma occorre un’indagine più approfondita per testare le ipotesi.
Durante il viaggio — ovviamente — qualcosa va storto. Un abbagliante lampo bianco anticipa la rottura del motore, e il velivolo va in avaria fino a precipitare al suolo. Qui però il plot mette subito in chiaro che le vicende sono più complesse di quanto possano apparire di primo acchito. Difatti non ci destiamo subito, ma veniamo catapultati — nei panni di Blake — in un’ambientazione completamente diversa: si tratta del primo di una serie di flashback, o meglio di rielaborazioni di eventi passati; con un primo riferimento a quel Shining del maestro Stanley Kubrick. La sequenza dura poco, mantenendo l’alone di mistero e l’efficacia visita: serve appunto a inondare d’humus la vicenda parallela.
Dopodiché si ritorna al tema principale e ci risvegliamo nei pressi del luogo dello schianto. Recuperiamo la videocamera, scopriamo che Lynn è misteriosamente scomparsa, e che il pilota ha già fatto una brutta fine. Avviamo la vista a infrarossi e ci mettiamo quindi sulle tracce di una donna che — dati gli eventi — non può essere andata troppo lontana… o forse no?
Il mistero si infittisce quando Blake scorge le prime casette, un mulino a vento, e le piantagioni di granturco. Il “commando investigativo" è precipitato in una zona che doveva essere disabitata, ma a quanto pare c’è un intero villaggio non segnalato sulle mappe. Raggiunto il caseggiato proviamo a bussare alle porte, ma ciò non sortisce alcun effetto, eppure si sentono urla, tintinnii di oggetti battuti dal vento, rumori molesti, e occhi indiscreti.
Ma quando compaiono i primi involucri umani armati di mannaia, in stato di trance, abbiamo ben chiaro che l’esperienza non sarà per nulla una passeggiata. Outlast 2 entra nel vivo.
Il gregge disumanizzato pare essere guidato da un tale di nome Papa Knoth, le cui prime informazioni le apprendiamo tramite documenti decisamente espliciti, e privi di qualsivoglia censura. Sono stati i suoi adepti a rapire Lynn, convinti che la donna porti in grembo l’Anticristo.
Ancora una volta non sono le meccaniche a stupire ma il senso d’immersione coadiuvato da un’interfaccia minimalista
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Outlast 2 | Red Barrels - Recensione |
Gli sviluppatori sin dal primo capitolo non hanno puntato al solito protagonista eccessivamente impacciato: ci penseranno le situazioni più traumatiche a paralizzare i giocatori. Blake può correre (sebbene solo per brevi tratti), nascondersi (sotto un letto o dentro un armadio), sbirciare da ambo i lati di una copertura (prima di decidere come avanzare), effettuare una rapida occhiata all'indietro (per verificare che non sia seguito), strisciare sotto reti metalliche, e utilizzare dei bendaggi per curarsi le ferite.
Anche stavolta l’interfaccia è minimalista: manca una mappa a schermo che guidi il giocatore, ma sono stati aggiunti gli obiettivi. Si può perdere facilmente la bussola, finendo per esplorare zone macabre, alimentando il peso del trial and error. Quest’ultimo può smorzare un pò la tensione durante le fasi in cui occorre solo scappare da nemici inarrestabili, come una pazza figura armata che incontreremo nelle primissime fasi (nella piantagione di granturco). Sebbene, quindi, siano presenti dei boss — ancora una volta — non si può combattere; solo in alcuni casi, in presenza di nemici più deboli, ci sarà concesso di cavarci dagli impicci mediante l’espletazione di semplici quick time event. Altre volte occorrerà invece studiare le ronde avversarie per far spola dai vari punti sicuri, avanzando di sottecchi e indisturbati.
Insomma Outlast 2 si gioca esattamente come il primo capitolo.
Le uniche due novità degne di nota sono collegate ad altrettante feature applicate alla videocamera. La modalità registrazione ci consente di girare delle sequenze (di alcuni secondi) — in presenza di zone ricche di materiale sensibile, con uno stile da documentario amatoriale — facendoci apprezzare non solo l’ispirazione artistica degli ambienti ma facilitandoci pure nella ricerca dei collectible; rimettendoci però alla mercé del nemico, alimentando ancor più la tensione. Questi brevi video possono poi essere rivisti, accedendo alla memoria della dell’apparecchio. E’ molto importante visionarli poiché il protagonista offre dei commenti utili a comprendere meglio il contesto.
E poi c’è l’audio direzionale del microfono che ci permette di capire da quale angolo giunge il pericolo (anche oltre le pareti), misurando il livello del rumore prodotto, e dandoci modo di avere un approccio più ragionato e meno legato alla casualità. Lo scotto da pagare però è un maggior consumo di energia: anche qui sarà fondamentale mantenere sempre una riserva per ricaricare l’apparecchio. Rimanere senza pile stilo, significa perdere il fondamentale sostegno della visione notturna, e ciò vuol dire sprofondare in un abisso bituminoso, dove non non si riesce a distinguere nulla sin negli immediati paraggi. Ovviamente il nemico pare invece possedere occhi che al buio risultano più efficienti di quelli del protagonista di Pitch Black (Richard B. Riddick).
Per il resto ritroviamo le stesse caratteristiche già apprese nel predecessore, compresi gli immancabili jumpscare, comunque opportunamente diluiti nel tempo, sì da non costituire — fortunatamente — il focus principale dell’offerta.
Non ci sono dei veri e propri puzzle da risolvere, solo dei semplici dispositivi da attivare, previo recupero di specifici componenti. Si tratta però di una prova più matura, con una vena più psicologica grazie ai temi paralleli dei “flashback”. E viene un pò meno la tattica della corsa alla tana: nel predecessore i nascondigli, avevano un peso più importante, mentre qui sebbene siano presenti, il loro ricorso è decisamente più limitato.
La campagna richiede circa 8-11 ore per essere completata, in base al livello di difficoltà scelto (normale, difficile, incubo, folle) e alla volontà o meno di recuperare tutti i collezionabili (lettere e documenti). Il computo è praticamente raddoppiato rispetto al primo episodio.
“Outlast 2 contiene scene di violenza, sangue, contenuti di carattere sessuale e linguaggio esplicito. Buon divertimento”
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Outlast 2 - LucullusGames |
Outlast 2 offre una maggiore varietà nelle location (chiese, boschi, caverne, tuguri): il lato artistico è decisamente ispirato. I passi in avanti rispetto al predecessore si vedono, ma si tratta sempre di una produzione indie che pur non vantando un budget corposo, ha deciso di mettere in scena un ricercato senso di fotorealismo. La cura per i dettagli estetici — più che la loro realizzazione tecnica — mostra uno studio di tutti quei simboli che ci si aspetterebbe di ritrovare su un set horror di periferia. C’imbatteremo in carcasse di animali sventrati, teste di bambole mozzate e posizionate in punti nevralgici, copiosi cadaveri mutilati e usati a mò d’arredamento. Il sangue, insomma, sostituisce la vernice.
Il motore adoperato è il vecchio Unreal Engine 3 (con i suoi limiti), ma almeno i modelli poligonali dei nemici principali sono stati migliorati (quelli secondari lasciano un pò a desiderare). Alcuni elementi sono in bassa definizione (es. le mosche), e l’interattività ambientale è ridotta all’osso (porte, finestre, staccionate).
Il sistema d’illuminazione è invece molto buono, con un’apprezzabile gioco del “vedo e non vedo” in presenza dell’erba alta, che riesce cavarci dai guai in più di qualche occasione.
I dialoghi sono in un inglese ben recitato, mentre i sottotitoli sono in italiano. La buona colonna sonora e l’effettistica — come le litanie snervati dovute a oggetti appesi alle corde, e le musiche “angeliche”— partoriscono un forte clima di tensione, e alimentano l’atmosfera ansiogena; seppur i risultati non raggiungono la magistrale prova gustata in Alien Isolation.
Titolo: Outlast 2
Genere: Survival Horror
Sviluppatore e Editore: Red Barrels
Data di rilascio su pc: 25 aprile 2017
Commento finale:
Outlast 2 si gioca esattamente come si affrontava il predecessore, ma è stato fatto un deciso passo in avanti in termini di maturazione dell’esperienza generale. L’uso dei jumscare è moderato, il doppio filo narrativo cattura per ritmo e mistero, le ambientazioni riescono a infondere una tensione continua. Peccato non poterlo provare anche in Realtà Virtuale: sarebbe stata probabilmente un’esperienza traumatica, devastante ed eccezionale allo stesso tempo.Il prodotto dei Red Barrels non è adatto ai deboli di cuore, ed è uno dei pochi horror che non cade nei soliti cliché di matrice action. Dimostra che i Mostri esistono davvero, e che la paura è un’emozione che si può ancora provare — senza compromessi — anche in ambito videoludico.
Pro:
Contro:
- Atmosfera di grande tensione
- Doppio filo narrativo
- Ambientazioni ispirate
- Comparto sonoro
Contro:
- Pochissime novità
- incedere lineare
Voto 8,2
Fonte immagini: Google