Assassin's Creed la crociata segreta è il terzo romanzo di Oliver Bowden per la saga più famosa di Ubisoft; si concentra sulla lunga vita di Altaïr
![]() |
Assassin's Creed: La crociata segreta - Recensione |
"Sicurezza e pace, Malik" (Altair). "La tua presenza mi priva di entrambe (Malik)"
Questo mese lo dedicherò alla saga narrativa di Assassin’s Creed, tratta dai videogame di Ubisoft; scritti da Oliver Bowden e pubblicati in Italia da Sperling & Kupfer.
Ho deciso di partire col terzo libro perché costituisce il prequel di Assassin’s Creed Rinascimento (il primo testo), e narra quindi dei principali eventi della storia di Altaïr Ibn-La’Ahad. Il motivo di questa pubblicazione successiva (ad Assassin’s Creed Fratellanza) risiede nel prologo: Ezio Auditore (protagonista dei primi 2 romanzi) è ormai un uomo maturo, diretto — via mare — a Costantinopoli, per inscenare le azioni del successivo romanzo Assassin’s Creed Revelations (relativo all’omonimo terzo capitolo videoludico dedicato all’assassino italiano).
L’escamotage usato è quello di evidenziare come Ezio abbia impiegato il suo tempo sul vascello, nell'attesa di giungere a destinazione: ore spese dedicandosi alla lettura della “biografia” di Niccolò Polo (padre del famoso Marco) riguardante Altair. In realtà è una sorta di diario in cui Niccolo si rivolge al fratello Maffeo, quando entrambi erano ospiti di Altair a Masyaf nel 1257.
Nessun riferimento viene fatto riguardo a Desmond Miles e al suo periodo.
Gli eventi fanno leva su quanto appurato nei seguenti videogame: Assassin’s Creed 1, Assassin’s Creed 2, Assassin’s Creed Bloodlines, Assassin's Creed Altaïr's Chronicles, e Assassin’s Creed Revelations. Se non avete giocato ai titoli in questione (e avete intenzione di farlo), meditate se proseguire o meno nella seguente lettura. Non farò un mero riassunto: quindi limiterò gli spoiler, ma non potrò fare a meno di menzionare alcuni punti chiave.
"Ai templari non importa niente della libertà, Maria. Noi perseguiamo l’ordine sociale e nient’altro"(Shahar)
Storia: ambientata nel 1257. Come succitato, ci vengono narrati — da Niccolò Polo — le tappe più importanti della vita di Altair. Partendo da quando era ancora un bambino di undici anni, per poi arrivare a coprire i circa ottant’anni successivi. A parte evidenziare come il grande assassino diventa orfano in seguito all'uccisione del padre (la madre era morte dandolo alla luce), le vicende si spostano subito al 1191 sì da seguire la sceneggiatura del primo videogame della saga. Siamo quindi in Siria, nel Basso Medioevo martoriato dalla Terza Crociata che vede frapposto all'esercito musulmano di Salah Al'Din, quello cristiano di Riccardo Cuor di Leone.
Altair sebbene giovane è dotato di abilità fuori del comune, tuttavia è un assassino immaturo che ha scalato troppo presto le gerarchie dell’ordine (nel 1189 diventa Maestro dell’Ordine per aver sventato un pericoloso attacco dei templari, innescato dal traditore Haras). Mandato in missione insieme a Malik e Kadar Al-Sayf per recuperare la Mela dell’Eden al Tempio di Salomone, ne compromette parzialmente il risultato, violando i 3 principi del Credo e sacrificando le vite di diversi “fratelli”. In seguito a ciò, Altair viene declassato a novizio: l’unico modo per espiare le sue colpe è eliminare 9 figure che minacciano la pace in Terra Santa (fra cui il capo degli uomini della croce vermiglia, Roberto de Sable).
Focus: è chiaramente incentrato sulla figura di Altair, e sul modo di operare della setta.
L’antenato di Desmond Miles per via materna, cresce negli anni e impara dai propri errori; scopre l’amore (2 volte), la vendetta, e l’odio. Studia il frutto dell’Eden, riporta alla gloria la confraternita, ne rivoluziona alcuni dettami e soprattutto ne muta i connotati. Non più basata su una sede centrale, ma su cellule disseminate sul globo terraqueo, affinché non sia più possibile comprometterne il cuore.
Prima di eliminare un bersaglio l’assassino provetto deve studiare le sue vittime, poi riferire al superiore (stanziato in zona) come intende mettere in pratica le conoscenze acquisite. Se questi si ritiene soddisfatto, autorizza il novizio a procedere donandogli il segno di Al Mualin (una piuma da macchiare col sangue della preda uccisa). Ebbene tutta la fase preliminare (appostamenti, pedinamenti, interrogatori, ecc…), così come le confessioni estorte prima di far spirare le vittime, le ritroviamo esattamente come nel gioco. Questo fanservice è piacevole prime 2 volte, ma poi diventa pleonastico.
Rapporto coi Videogame: a parte la sceneggiatura del primo gioco (seguita step by step) ritroviamo gli eventi successivi di Cipro, narrati in Assassin’s Creed Bloodlines (esclusiva PSP pubblicata nel 2009), i ricordi di Altair situati in Assassin’s Creed Revelations (come lo sventato tradimento di Haras, il ritorno dal viaggio in Mongolia per uccidere Gengis Khan e recuperare la spada dell’Eden, la corruzione di Abbas, la riconquista di Masyaf, ecc...).
Non mancano inoltre diversi accenni a situazioni viste in ulteriori titoli della saga, come la ricerca del Calice del 1190 narrata in Assassin's Creed Altaïr's Chronicles (pubblicato su Nintendo DS, Android e iPhone), o le diverse armi (come il nuovo meccanismo della lama retrattile che non necessita della perdita dell’anulare, o la pistola a colpo unico sganciata dal polso) rivelate dalle pagine del Codex recuperate in Assassin’s Creed 2.
"Perché le cose cambino è necessario che qualcuno muoia" (Altair, dopo aver ucciso Tamir)
Assassin's Creed: La crociata segreta - LucullusGames |
Stile di scrittura: scorrevole in maniera disarmante. Come nei romanzi moderni — soprattutto quando rivolti a un target giovanile — mancano delle descrizioni prolisse; sono privilegiate le proposizioni principali, e un basso grado di subordinazione tra le frasi.
Ma lo scrittore ha un’impostazione accademica — come testimoniano le sue pubblicazioni in ambito storiografico — che notiamo nell'uso di alcuni termini più complessi. Questi ultimi fanno a botte sia con il lessico in generale più semplice, sia con una struttura dei periodi ancora meno articolata di quanto ci si aspetterebbe da un romanzo. Di norma la letteratura fa più uso di giustapposizioni che, invece, qui sono limitate.
Contrariamente a quanto si possa pensare, infatti, la prosa accademica presenta una sintassi più semplice di quella narrativa: dove la complessità è data invece dal lessico più tecnico, e da concetti scientifici. Chiaramente, qui, siamo di fronte a una trasposizione di una storia di un videogame e non di complessi fatti storici, quindi la difficoltà dei concetti viene meno. Lo scrittore però è stato meno restio — a volte — nello sforzarsi di usare termini meno ricercati rispetto alla sua formazione: in generale il lessico è semplice, ma sono presenti anche termini usati con minore frequenza nella sua lingua e di conseguenza nella nostra (una volta tradotti).
Oliver Bowden preferisce inoltre restringere la rosa dei segni d’interpunzione ai soli: punto, e virgola; non sfrutta neppure molto il corsivo per evidenziare i pensieri non espressi dei i suoi personaggi. Soprattutto la prima parte è animata dai numerosi dialoghi, con un linguaggio molto vicino allo stile del “parlato”. Una scelta più vicina alla sceneggiatura che a romanzi.
Analisi della versione italiana: ci sono piccoli (e rari) errori grammaticali (“runico” usato in luogo di unico, “mente” invece di “mentre”), e delle parole post-poste che immagino siano dovute più alla trasposizione digitale (che è quella che letto io); non so però se il cartaceo è più curato.
Non sono quindi incorso in gravi errori, né in consecutio temporum non rispettate (almeno non ne rammento). A termini decisamente più scorrevoli fanno testo, come già menzionato, parole meno usate, ad esempio “paludato”.
Critica personale: nessun apporto dalle conoscenze storiografiche dello scrittore, personaggi scarsamente curati nel lato psicologico, riproposizione step by step delle sceneggiature dei videogame.
Oliver Bowden è uno stimato conoscitore del rinascimento italiano (e della storia medioevale in generale), ma non si vede minimamente nel romanzo in questione. Non si è impegnato nel caratterizzare gli ambienti, preferendo sciorinare i meri fatti narrati nei libri. Con una figura come la sua si è persa la grande opportunità di ampliare il quadro storico di riferimento. Nel testo non trovano spazio le descrizioni dei luoghi e dei personaggi della Terza Crociata, se non in poche sparute caratteristiche fisiche dei protagonisti del videogame (Abu’l Nuqoud è molto grasso e non ha stile nel vestiario, Sibrando ha una chioma nera occhi spietati e una fronte alta).
Ho ammirato nei libri di Gears of War, la capacità di Karen Traviss di donare ai protagonisti della squadra Delta un tratto psicologico che ci aiutasse a inquadrarli meglio. La scrittrice britannica era riuscita a fare il salto di qualità che ci si aspetterebbe proprio da un medium diverso. Oliver Bowden invece fallisce su questo punto. I personaggi sono intriganti perché inquadrati nel contesto storico presentato già nei videogiochi, ma mi sarei aspettato di venire a conoscenza di chicche inedite che invece mancano all’appello.
E’ limitante, in generale, riproporre step by step fatti già noti, motivo per cui mi sono annoiato per oltre metà della lettura. I potenziali interessati a questo testo sono i giocatori, e a loro non si dà un validissimo motivo di acquisto, se non per fare mente locale degli eventi e/o per mero collezionismo.
Il merito di quest’opera risiede — soprattutto per il fan — nella realizzazione più organica dei principali eventi riguardanti Altair, che invece — da giocatori — abbiamo dovuto apprendere in maniera spezzettata in più titoli.
Le situazioni enumerate sono molte, e il libro presenta un prologo, uno sviluppo (in 4 atti) e un epilogo solidi. A differenza di altri testi tratti da videogame (come quelli di Gears of War), si presta quindi anche a un pubblico giovane non interessato all'opera videoludica; purché sia conscio di non trovarsi di fronte a un’avventura profonda sul lato psicologico o su quello dei contenuti.
Oliver Bowden
E’ lo pseudonimo di Anton Gill, nato in Gran Bretagna nel 1948. Scrittore, saggista, e esperto di storia del Rinascimento italiano. Anton Gill si è laureato in letteratura inglese presso il Clare College di Cambridge. Inizialmente si è dedicato alla storia contemporanea europea, poi ha preferito impegnarsi soprattutto alla stesura di romanzi storici.Ha vinto il premio HH Wingate Award per "The Journey Back From Hell", opera incentrata sulle vittime della Shoah.
Versione inglese: cartaceo e ebook
Titolo originale: Assassin's Creed the Secret Crusade
Scrittore: Oliver Bowden
Editore: Penguin
Anno pubblicazione: 23 giugno 2011
Pagine: 464
Prezzo: 7 euro (cartaceo) / 6-7 euro (ebook)
Versione italiana: cartaceo e ebook
Traduttori: T. Dobner
Editore: Sperling & Kupfer
Pagine: 469
Prezzo. 9 euro (cartaceo) / 6-7 euro (ebook)
Commento finale: se avete già giocato al primo Assassin’s Creed, potreste anche annoiarvi per circa la metà del testo, fino alla morte di Al Mualim. Il 60% del libro ripercorre pedissequamente il primo gioco. Le pagine restanti invece organizzano in maniera chiara le piccole sezioni riservate a Altair, presenti in Assassin’s Creed 2, Assassin’s Creed Bloodlines, Assassin's Creed Altaïr's Chronicles, e Assassin’s Creed Revelations. Se siete interessati a un recap completo sul Gran Mastro siriano, allora fateci un pensierino; ma non aspettatevi una grande trasposizione, qui non la troverete.
Pro:
Contro:
- Scorrevole
- Recap degli eventi principali di Altair
- Fanservice
Contro:
- Sviluppo dei personaggi
- Nessuna chicca gustosa da scoprire
- Più della metà del libro ripercorre i fatti step by step del primo gioco
Voto 6,3
Fonte immagini: Google