Rise of the Tomb Raider - Recensione

Rise of the Tomb Raider ci consegna una Lara più combattiva e determinata; il titolo è ancora più cinematografico, ma la trama non decolla mai


Il secondo capitolo di una trilogia annunciata 


Come il precedente reboot, siamo dinanzi a un titolo più action e dinamico rispetto alla vecchia guardia che diversamente era incentrata maggiormente sui puzzle: sin dal capitolo del 2013, difatti, era chiara l’influenza della serie Uncharted. Questa volta, però, era necessario - per il brand - ritagliarsi una personalità propria, la direzione artistica ha quindi puntato sulla componente Open World: dove esplorazione, crafting, e loot si amalgamano molto bene con la blanda atmosfera survival.

Rise of the Tomb Raider  Recensione


Storia: le vicende, ambientate poco dopo la precedente spedizione a Yamatai, sono mosse dall’incrollabile determinazione di Lara nel riaccreditare il buon nome di Richard Croft (suo padre) dinanzi la comunità scientifica. Viaggeremo dunque a cavallo tra la fredda e nivea Siberia, e la calda e colorata - ma poco ospitale - Siria.
Saremo chiamati a varcare il limes della tomba di un mistico Profeta, e andare alla ricerca delle chiavi della città perduta di Kitezh, sull’Himalaya: il frutto proibito è l’agognato segreto dell’immortalità.
Inutile dire che ci sarà, anche stavolta, il nemico di turno a cercare di romperci le uova bel paniere: si tratta dell’organizzazione Trinity, che i più attenti ricorderanno essere già stata menzionata nella precedente interazione.

Jacob: "Non farai molta strada senza di me"
Lara: "Non hai idea di quanta ne abbia già fatta"


Gameplay: La fase esplorativa è innalzata dal rinnovato level design, in cui trovano posto le - tanto richieste dai fans - fasi subacquee, molto apprezzate anche in passato. Queste situazioni sono ricche di sezioni platform, con scalate in cui mettere in pratica la buona agilità della protagonista; ci saranno diversi appigli con cui interagire mediante gadget da acquisire nel proseguo dell’avventura come piccozze, frecce con corda e rampino. E' presente, quindi, un sano e non invasivo backtracking.
Durante il percorso avremo a che fare con i soliti Campi Base (collegati tra loro), raggiungibili - una volta scoperti - mediante il fast travel: In queste zone saremo chiamati a migliorare abilità e equipaggiamento.
La crescita del personaggio è demandata ai punti esperienza, guadagnati con determinate azioni sul campo (collezionabili, scoperte, uccisioni, ecc…); spenderemo il malloppo in un albero dei talenti caratterizzato da 3 ramificazioni rispondenti ad altrettante voci: caccia, combattimento, e sopravvivenza.
Proprio il concetto di sopravvivenza viene ampliato grazie al crafting e al loot. Saremo in grado di costruire molotov, mine di prossimità, frecce e bende curative a partire da elementi di fortuna, come foglie, funghi, legna, minerali, tessuti, pelli e piume d’animali…
Interagendo con gli Npc avremo poi la possibilità di intraprendere quests secondarie. Non sono originali nel format, ma offrono la possibilità di placare quella sete “archeologica” legata alla raccolta di reperti antichi (affreschi, documenti, reliquie, ecc…) che innalza l’atmosfera alla Indiana Jones, portandoci alla conoscenza di tante nozioni storiche; oltre che elargire preziosi punti esperienza, abiti in grado di influire sulle skills base, ed oggetti preziosi come il Grimaldello. Non dimenticate di approfondire le lingue antiche (cirillico, greco, mongolo), per evidenziare zone altrimenti celate.

Il campionario di armi è stato arricchito, ma l’arco rimane sicuramente il protagonista principale. E’ decisamente l’arma preferita dai vari media d’intrattenimento negli ultimi anni, scelta anche da Katniss Everdeen in Hunger Games. E’ decisamente un’arma overpowered, come già appurato nel videogame Crysis 3 della Crytek. Possiamo dunque contare su dardi esplosivi, incendiari, e velenosi.
Giudicando la nuova direzione intrapresa dal brand nelle meccaniche prettamente Tps, non si può che evidenziare come queste siano semplici rispetto ad altre produzioni analoghe, con una fase shooting non profonda ma fluida. Non ci sono tattiche particolari da sfruttare: Lara non può sparare alla cieca dalle coperture, a differenza dell’ideale rivale Nathan Drake; il feeling con le bocche da fuoco è arcade. Si mostra più appagante, invece, l’azione stealth.
Terminato il gioco è possibile continuare la fase esplorativa ripartendo dall’ultimo salvataggio utile, e completare così al 100% le zone rimaste.
L'endgame presenta diverse sfide a cui accedere dal menù principale del gioco, rese ancor più interessanti sia dalla presenza di carte da sfruttate a mò di modificatori che dalla leaderboard online.
Si riparte dai capitoli della campagna single-player, resi però più ostici con l’uso di alcuni modificatori sotto forma di carte (acquistabili con denaro guadagnato in-game, nella campagna principale): Attacco a Punti, Rigioca Capitolo, Rigioca Capitolo Elite, e Resistenza dei Discendenti. Quest'ultima, a differenza delle 3 precedenti, consente di affrontare delle sfide personalizzate da noi (o da altri utenti), un pò come lo SnapMap di Doom. Tra le varie opzioni si può scegliere tra: mappa, momento del giorno, situazione meteorologica, e particolari obiettivi da portare a termine.
Il Maniero dei Croft offre la possibilità di scoprire importanti risvolti sulla famiglia di Lara, tramite il recupero di vari manufatti e documenti. Inoltre aggiunge un semplice diversivo denominato "Incubo di Lara" in cui bisogna abbattere degli infetti che presidiano la proprietà, nonchè scovare tre teschi fluttuanti che una volta sconfitti materializzeranno il boss finale.

Versione 20 Year Celebration

Questa non è altro che l'aggiunta del season pass al gioco base, e arricchisce il già interessante Endgame con due modalità Spedizioni: Stoicismo (dove sopravvivere in condizioni estreme  in una location nuova, e allo stesso tempo ricercare dei preziosi manufatti) che è possibile giocare sia in single-player che in multi-player; e Fredda Oscurità (dlc narrativo) che permette di scoprire l'origine di una pericolosa arma chimica, e innalza anche leggermente la difficoltà grazie ai numerosi nemici.
Il terzo contenuto è rappresentato dall'ottimo dlc Baba-Jaga, che rispetto ai precedenti si avvia durante la main-quest dopo l'incontro con Nadia. Il nemico da affrontare è una strega: una figura della mitologia russa che dona quel "misticismo" in più, tipico del DNA della serie.
Sono disponibili anche ulteriori armi e costumi per la storia principale.

Cosa affascina di più: i ruderi di un passato antico o Lara? 


IA: Quattro livelli di sfida selezionabili, che impattano, però, solo sull'aggressività degli avversari: Avventura, Esplorazione, Esplorazione Brutale (l’energia non si rigenera durante i combattimenti), e Sopravvivenza (elimina del tutto la rigenerazione dell’energia, demandandone il recupero ai soli kit medici; inoltre riduce le risorse disponibili per il crafting). I primi tre livelli sono sempre modificabili in-game.
La difficoltà è tarata verso il basso. I nemici non brillano per acutezza nei movimenti, nè nello sfruttamento delle coperture, mostrando spesso punti scoperti dove colpire (ad esempio la testa); in generale si muovono dritti verso di noi, in linea retta (anche se non tutti). Non ci sono però bug o comportamenti menomati. Dove si fanno più pericolosi è nell’uso delle granate, che sono in grado di generare ingenti danni. Non presentano particolari pattern d'attacco, soprattutto se affrontati in modalità stealth: mettere fuori gioco un nemico non allerta sempre il collega a pochi passi, che ignaro dei nostri movimenti continuerà nelle proprie routine di perlustrazione. Solo nella parte finale - quando la Trinità ci contrasterà con un numero maggiore di membri, e faremo la conoscenza dei più resistenti e agguerriti Immortali - la sfida si farà più interessante.

Spunto critico: le Tombe Antiche
Sono una sorta di dungeon. Sono impostate per essere più un tributo ai vecchi Tomb Raider, che uno stimolo al ragionamento: vanno scovate durante l’esplorazione della mappa. Qualche rompicapo è interessante, ma nessuno è davvero complicato; sebbene siano state riviste nell’impegno richiesto, almeno rispetto all’originale reboot. Il focus è riposto nella sincronizzazione dei movimenti: in molte situazioni dovremo effettuare salti o agganciare oggetti senza perdere secondi preziosi.
Si tratta di sezioni opzionali, che sono state in parte snaturate dall’Istinto di Sopravvivenza. Quest'abilità è in grado d’evidenziare gli appigli, e i collezionabili; così però il tutto diventa troppo semplice, vi consiglio di limitarne l'uso per non perdervi parte del divertimento. Il premio finale elargito, per aver risolto i puzzle ambientali delle tombe, si estrinseca nella conquista di un perk extra.
Siamo di fronte ad un Action-Adventure, che già di per sè è un genere non impegnativo: perchè allora svilire una meccanica che è stata il cuore pulsante della storica saga? La rivisitazione moderna del brand funziona, ha de potenziale. E capisco che i giocatori di oggi sono diversi da quelli di un tempo, ma siccome si è intelligentemente già scelto di renderle opzionali, allora: strutturiamo queste Tombe come si deve! Secondo me non ha senso implementarle in questa maniera, tanto vale toglierle. Spero vivamente che il terzo capitolo corregga questo andazzo.

Meglio un approccio Stealth

Comparto grafico: riesce ad andare ancora oltre ciò che di buono aveva già fatto vedere il precedente titolo Crystal Dynamics. Le Location sono variegate, e piacevoli; gli agenti climatici sono in grado di creare un’ottima immedesimazione, soprattutto perchè coadiuvati da effetti particellari notevoli, in primis per la nebbia volumetrica. Nulla è fuori posto, gli ambienti sono credibili e tutti ben realizzati.

Comparto tecnico: ottimo il sistema d’illuminazione, soprattutto nell’effetto dei passaggi tra ambienti chiusi (caverne/tombe) ed esterni. I capelli dell’archeologa britannica seguono, anche stavolta, i moti del vento grazie alla tecnologia PureHair (che sostituisce il precedente TressFX), sempre di proprietà Amd. Il modello della protagonista è ricco di dettagli estetici e curato nelle animazioni, grazie al pregevole lavoro fatto col motion capture. L’espressività delle diverse emozioni è accompagnata dai soliti mugolii per la fatica, e le crude situazioni di gioco. Francamente però si dovrebbe limitarne il fluire, alla lunga stancano perchè pleonastici.
In generale (il gioco) si mostra fluido, anche se qualche calo ci sarà, ma nulla di grave comunque.
Tra i piccoli difetti annovero solo del leggero tearing. Sono invece ottime: texture, occlusione ambientale (HBAO+), e fogliame dinamico.

Comparto audio: ottimo il doppiaggio in lingua madre, meno incisivo nel lip synch (senza strafalcioni). Si dimostrano piacevoli i temi musicali, sempre adatti alle diverse circostanze di gioco; molto buona anche l'effettistica.

Titolo: Rise of the Tomb Raider
Genere: Action-Adventure
Sviluppatore: Crystal Dynamics
Editore: Square Enix
Lingua: completamente in italiano
Data di rilascio su pc: 28 gennaio 2016

Commento finale: in sostanza Rise of the Tomb Raider riprende quanto di buono fatto vedere già nel reboot del 2013. E’ arricchito da una sezione esplorativa più profonda; crafting e loot sono marcati; i puzzle sono leggermente migliorati, ma le Tombe vanno ripensate con un occhio di riguardo in più verso il passato. Purtroppo la software house insiste, anche stavolta, su un livello di difficoltà tarato verso il basso (come ci ha abituati negli anni la serie Assassin’s Creed di Ubisoft); una moda moderna volta a privilegiare più l'atmosfera e i contenuti, mettendo però un pò troppo in secondo piano la sfida. Anche se va sottolineato che dei piccoli miglioramenti ci sono stati.
Il plot narrativo ha un buon ritmo nella parte finale, main quella centrale si perde un pochino; ma il punto debole è riposto in una sceneggiatura che non è indimenticabile, sebbene alcune rare sezioni (vedi il buon dlc legato alla Strega) si mostrano più avvincenti.
Se non avete amato la semplificazione del predecessore, questo non vi farà cambiare idea; se viceversa avevate gioito col precedente, questo lo adorerete. Tomb Raider è diventato uno spettacolare blockbuster, con ambientazioni eccezionali.

Edit: recensione aggiornata il 9 luglio 2017 con l'aggiunta del paragrafo "Versione 20 Year Celebration"

Pro:

  • Graficamente sublime, con location vivide
  • Mix di meccaniche Open World e survival
  • Oltre la campagna principale ci sono dlc narrativi e modalità accessorie molto interessanti
  • Lore efficace nel fondere dati storici e romanzati
  • I modificatori consentono di rigiocare gli scenari della campagna con una difficoltà più stimolante...


Contro: 

  • Narrativa principale debole (unico punto su cui davvero occorre migliorare)
  • ... Ma nella prima run la difficoltà è bassa (seppur non banale come nel reboot del 2013)
  • Tombe Antiche prive di fascino (anche se non più insulse come nel predecessore)


Voto 8,6


Fonte immagini: Google