Sherlock Holmes The Devil's Daughter dipinge un detective più umano, in una Londra più vasta, con enigmi più stimolanti
Diversi miglioramenti, nessuna rivoluzione
L'ottavo capitolo della saga si presenta come un insieme di tanti piccoli miglioramenti nelle meccaniche di gioco, rispetto a quel Crimes & Punishments che nel 2014 (invece) cercava di rinnovare maggiormente la saga, introducendo (ad esempio) l’arguto sistema di scelta morali per variare lo sviluppo e la conclusione dei vari casi.
Il personaggio nato dalla penna di sir Arthur Conan Doyle, stavolta, risulta più introspettivo: ne cogliamo di più le sfumature emozionali, ci sentiamo un po' più vicini alle sue inquietudini.
Nulla è insignificante per una mente superiore (cit)
Sembra sia il periodo degli Open World: l’industria videoludica va a ondate, e questo nuovo leitmotiv ha condizionato anche la saga di Sherlock. Murdered Soul Suspect già aveva provato a inserire una sorta di avventura grafica (di norma di matrice punta e clicca) in un setting tridimensionale, per gustarsi le ambientazioni a 360 gradi. Inizialmente ero scettico, ma devo ammettere che questa struttura si dimostra vincente se non la si infarcisce di troppe divagazioni action, e in questo caso mi ha convinto a metà. Vediamo insieme perché.
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Una Londra tutta da scoprire |
Il modo migliore per recitare una parte è quello di viverla (cit)
Storia: l’incipit è ricco di ritmo e tensione, il nostro detective sta fuggendo - in un bosco - da un cacciatore armato di fucile a canne mozze, quando l’ultimo proiettile sparato… Dovremo però aspettare per sapere come andrà a finire, giacché gli sviluppatori ci trascinano fuori dalla pericolosa e precaria situazione, riportandoci a circa 48 ore prima di quella fuga.
Siamo nuovamente a Baker Street, dinanzi a un nuovo caso, ancora con il nostro fido Watson. Il titolo ci offre 5 casi a sé stanti, ma anche collegati da un certo fil rouge (come vedremo) che inaspettatamente riguarda il lato emozionale del celebre investigatore, e il suo rapporto con la figlia adottiva Kate.
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Sherlock Holmes: The Devil's Daughter - Recensione |
Gameplay: con gli ambienti più ampi, anche l’esplorazione acquisisce un peso maggiore, ergo gli indizi si possono trovare più lontano dal luogo in cui ci troviamo. Elevando il livello di difficoltà, poi, si può rendere la ricerca ancora più stimolante.
Anche stavolta, per le nostre deduzioni ci affideremo alle abilità di Sherlock: oltre ad analizzare minuziosamente lo scenario, possiamo bloccare il tempo per studiare meglio il profilo dei nostri interlocutori (con un occhio di riguardo per le espressioni facciali, i dettagli dell’abbigliamento, e gli oggetti particolari circostanti). Una volta ottenuti gli indizi chiave dovremo mettere insieme il puzzle secondo le nostre intuizioni: questo è il momento più delicato per la fase successiva. Infatti segue l’immancabile interrogatorio, nel quale potremo smentire e dibattere le affermazioni dei testimoni; sulla base proprio dell’impalcatura che avremo partorito in precedenza. Giuste o sbagliate, le nostre deduzioni avranno dei tangibili effetti per gli indiziati, ma questa volta non ci sarà permesso ripetere la sequenza al fine di ricalcare la veridicità degli eventi: ergo un nostro sbaglio potrebbe portare a una ingiusta condanna. Questo aspetto si dimostra un'evoluzione delle scelte morali inserite nel precedente capitolo: finalmente possiamo commettere degli errori con i quali fare i conti; la trovo una maturazione del medium videoludico che dovrebbe essere presa in considerazione anche da altri brand.
Non ci sono solo casi, e interrogatori, da portare avanti
Diversi mini-giochi (disinnesco di bombe, sfide a braccio di ferro, gara di bocce, ecc…); un blando pedinamento, ad esempio nei panni di Wiggins (a mò di quanto visto negli Assassin's Creed); e una fase stealth, a dire l vero molto rudimentale nella sua realizzazione (renderà ad esempio il nostro fido Toby la star del momento). A completare il quadro ci pensano delle sessioni action (in parte scriptate) dove eseguire basilari azioni di fuga, e Quick Time Event per i combattimenti.
Gli enigmi presentano una buona dose di varietà, e sono - per la serie - leggermente più stimolanti che in passato, ma non presentano quella complessità tipica dei classici punta e clicca di una volta. In compenso, questa saga vanta una narrativa più curata di altre: è insomma un’avventura grafica dall’impostazione più moderna. E in questo contesto si sposa - inaspettatamente bene - la natura Open World, o almeno nell'idea base: perché dopo le prime fasi - in cui ammirare le location - la curiosità lascia spazio all'evidenzia delle mancanze tecniche, che sarebbero potute essere evitate. Insomma, idealmente sarebbe bello bazzicare per la Londra dell’ottocento, ed è stimolante avere a che fare con una ricerca degli indizi su mappe più ampie, ma bisognava porre maggior cura nella realizzazione degli spazi.
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Elementare, Watson! |
Eliminato l'impossibile, ciò che resta, per improbabile che sia, deve essere la verità (cit)
Comparto grafico: non entusiasmante, purtroppo. Londra non è brutta, ma nemmeno esteticamente così affascinante come ci saremmo aspettati - soprattutto vista la possibilità di poterla finalmente vivere a 360 gradi, nella sua struttura Open World - ed è pure troppo statica dell’interazione.
Sulla scelta cromatica è comunque stato fatto un piccolo passo avanti, la palette di colori è ora più profonda.
Per quanto concerne i personaggi, Watson ha mutato i suoi tratti, ed è esteticamente diverso rispetto a quanto visto in Crimes & Punishments. In generale è stato svolto un buon lavoro circa i dettagli del vestiario, su quasi tutti i protagonisti; ma le animazioni facciali non riescono a trasmettere sempre quelle emozioni che ci aspetteremmo in base alle diverse situazioni presentate a schermo.
Comparto tecnico: l’Unreal Engine 3 è ormai un motore vecchio, e qui mostra pure delle problematicità; in parte si tratta delle stesse viste nel settimo capitolo. I ragazzi di Frogwares hanno puntato su un engine rodato, e per questo è strano constatare tante piccole imperfezioni. Il frame-rate è instabile, c’è del tearing, e del pop-up con le texture. I caricamenti sono troppo lunghi, e le animazioni dei personaggi risultano troppo legnose; in generale l’interazione ambientale risulta troppo debole.
Comparto audio: in generale è buono nei contenuti, ma c’è dell’asincronia nel labiale. I dialoghi - più maturi e articolati - restano in lingua inglese, con il sottotitolato in italiano. I temi musicali sono di buona fattura.
Titolo: Sherlock Holmes: The Devil's Daughter
Genere: Avventura Grafica
Sviluppatore: Frogwares
Editore: Bigben Interactive
Data di rilascio su pc: 10 giugno 2016
Commento finale: i cinque misteri sono strutturati bene e incuriosiscono il giocatore, e il colpo di scena finale è ben architettato; mi rammarica solo il fatto che gli ultimi 2 casi siano caratterizzati da una longevità più bassa, che porta inevitabilmente a un epilogo che sarebbe potuto essere ancora più articolato. La svolta emozionale e la vita privata del detective messa in scena hanno portato elementi narrativi nuovi, che spero vengano sfruttati meglio in futuro: sono risultati una piacevole digressione nella mente di Sherlock.
Pro:
- Casi stimolanti
- Mappe più ampie
- Le nostre azioni hanno un effetto tangibile
Contro:
- Realizzazione tecnica
- Diverse attività secondarie sono mal implementate
Voto 7,1
Fonte immagini: Google