Tales of Monkey Island - Recensione

Tales of Monkey Island ci riporta nei Caraibi tra gergo piratesco e combattimenti con lingue argute senza freni 


Monkey Island è una saga famosa e apprezzata ancora oggi


Mentre tutti aspettano fiduciosi un eventuale originale quinto capitolo, Telltale - nata da ex membri del team LucasArts - decide di accettare l’incarico per portare in scena una nuova avventura. Sono lontani però i tempi di di Ron Gilbert e Tim Schafer, e sebbene il primo - pur non partecipando al nuovo progetto - lancia qualche idea, Tales of Monkey Island dal punto di vista delle meccaniche di gioco si presenta più come una summa di quanto già visto che un’opera mossa dalla volontà di esplorare nuovi lidi.
La sceneggiatura, invece, seppur cullata dall’anima leggera dei predecessori titoli, si presenta più matura e dark: coerente, nostalgica, citazionistica; ma priva del brio che aveva acceso i cuori di tanti giocatori tanto tempo fa.



Storia: nuovamente nei panni del temibile pirata Guybrush Threepwood saremo chiamati a salvare la nostra bella moglie Elaine dall’infido Pirata LeChuck.
Ma sebbene armati di un jolly in grado di metterci in una posizione di vantaggio, il vento irrimediabilmente virerà a nostro svantaggio: scaraventandoci su Flotsam Island. Vittima di una maledizione Voodoo - che ha infettato la nostra mano - dovremo risolvere il mistero atmosferico dell’isola.

È la seconda più grande testa di scimmia che abbia mai visto




Gameplay: la software house californiana ha in mente di rivoluzionare (in futuro) i punta e clicca, ma ancora non ha raggiunto quella vena action che la porterà ad affinare i QTE, ergo la novità qui - rispetto ad altri titoli a base di Grog - sta nel solo sistema di movimento e nell’interazione con l’inventario associati ad una combinazione di mouse e tastiera.
Il movimento più semplice è ora a mezzo di frecce direzionali. Niente più sistema SCUMM, l’interazione con l’ambiente è affidata stavolta al solo tasto sinistro del mouse: sono messe da parte le varie voci: esamina, raccogli, apri, spingi chiudi. Basterà cliccare su un oggetto per ottenerne una descrizione, e se tale item dovesse essere importante ai fini della risoluzione dei puzzle, sarà raccolto in maniera automatica dal nostro prode Guybrush.
Entrati nella schermata dello zaino invece saremo in grado di valutare meglio gli oggetti o di combinarli se previsto (solo alcuni saranno combinabili).
Gli enigmi in passato sapevano essere davvero ostici, e poiché non c’era né Google Youtube in caso di impasse per ottenere la soluzione bisognava irrimediabilmente aspettare: o il colpo di genio di un amico, o l’uscita della rivista di videogame preferita. I puzzle in cui c’imbatteremo saranno caratterizzati dall’immancabile assurdo humour, ma saranno più semplici; anche se più stimolanti di quelli visti in Back to the Future. Inoltre in-game ci sono anche degli aiutini, stavolta.
Sono altresì presenti i famosi dialoghi a risposta multipla, e la mappa ad area per muoversi sull’isola.



Se un albero cade nella foresta e non c'è nessuno a sentire il rumore, di che colore è l'albero?


Comparto grafico: l’atmosfera - come accennato - è un pò più dark e matura rispetto a quella tradizionale nata nel 1990. Non mancheranno spiagge, fondali, e navi per solcare gli avventurosi Caraibi, ma il proseguo ci riserva anche situazioni più stravaganti e zone più scure, di cui evito di parlare per non togliervi il gusto della sorpresa.

Comparto tecnico: lo stile cartoonesco aiuta - come in altre produzioni della casa di San Rafael a mascherare le lacune dell'Engine. Le espressioni facciali sono abbastanza diversificate e convincenti. La gestione della telecamera - controllata automaticamente dal cambio delle inquadrature - da qualche piccolo grattacapo, ma ci si fa il callo. Il 2D avrebbe donato un affascinante tocco di retrò; ma il passaggio alla modellazione 3D non ha causato i problemi a cui, non di rado, s’incorre cercando di abbellire l’ambiente mettendo in secondo piano la giocabilità.

Comparto audio: altalenate nella qualità delle musiche (non sempre in tema con la situazione a schermo) del compositore storico della saga Michael Land; migliore la resa degli effetti. Ottimo il doppiaggio, ricco di gerghi pirateschi.



Commento finale: gli enigmi sono semplici, i famosi combattimenti e gli insulti non mancano; ma i personaggi secondari sono spesso impalpabili o stereotipati. C’è in definitiva un piacevole effetto déjà-vu, ma questo rappresenta anche il rovescio della medaglia. L’amore verso questa saga c’è tutto, ma si sente la mancanza di quel quid, di quel brio e di quell’inventiva che aveva consacrato il successo del temibile pirata.

Pro:
  • L'atmosfera piratesca e umoristica 
  • Doppiaggio...
  • Amore per una saga storica


Contro: 
  • Gestione della telecamera
  • ... Ma i temi musicali non sono sempre convincenti



Voto 7,5



Fonte immagini: Google