In Verbis Virtus - Recensione

Wingardium Leviosa! Ah no. Mi sto confondendo



In Verbis Virtus offre un'esperienza più coinvolgente rispetto all'approccio tradizionale

Ho vissuto il periodo di Harry Potter, quando era già famoso, ma prima che uscissero i film (si lo so sto invecchiando), e ho fantasticato di combattere Tu Sai Chi a colpi di Bacchetta. In Verbis Virtus mi ha fatto un po’ tornare a quei tempi.
Il potere delle parole può essere più pericoloso dei fendenti. E' un concetto caro soprattutto ai linguisti (come il nostro grande Umberto Eco). Di sicuro l’esperienza è più viscerale e più coinvolgente.
Ci si sente un po’ scemi all'inizio, non vi dico cosa mi sono dovuto inventare quando mi hanno beccato a pronunciare un incantesimo in lingua Maha'ki

Da babbano a stregone

Uno dei primi puzzle
Storia: all’apparenza vestiamo i panni di un pellegrino (o se volete, di un archeologo avventuriero alla Indiana Jones), alla ricerca di un misticismo. L'atmosfera di In Verbis Virtus è a metà strada tra antiche favole arabeggianti e il tipico setting di un dungeon crawl. Ma non sono le meccaniche Hack & Slash il fulcro del gioco, bensì lo sono i comandi vocali e i puzzle. La verità, la meta, la dovremo scoprire affrontando i vari ostacoli, scovando alcune note, analizzando simboli presso gli altari, leggendo i testi, e ascoltando i consigli di una divinità. L'incedere criptico ricorda un po’ quello dei Souls (nel senso che c'è della lore da scoprire), per cui non siamo imboccati passo passo sul da farsi.
Il contesto prende a prestito alcuni elementi delle opere di H. R. Giger.
Siamo Catapultati nel deserto, senza la benchè minima idea di cosa fare, e proseguiamo verso quello che si rivelerà essere un antico tempio, dalla facciata simile a quella di El Khasneh (il Tesoro del Faraone) dell'antica città di Petra in Giordania. Qui inizia la nostra avventura, qui accresceremo le nostre facoltà magiche. All’inizio siamo dei signor nessuno, ma poi diventeremo niente poco di meno che… Ve lo lascio scoprire.

Forte contrasto di colori
Gameplay: tra gli obiettivi da portare a termine troviamo soprattutto degli enigmi da risolvere e delle contese da ingaggiare. Tra le magie su cui poter contare cito: telecinesi, teletrasporto, raggio energetico, palle di fuoco, scudo, cura, ecc...
I puzzle ricordano un pochino quelli di Portal (per stessa ammissione degli sviluppatori) e quelli visti in The Talos Priciple, ma si differenziano da questi perché risultano legati alle magie. Tuttavia quelli di In Verbis Virtus risultano meno complessi e meno curati. Non tutti gli enigmi seguono, infatti, un filo logico chiaro: è vero che questa è anche una problematica che accomuna molti titoli di questo genere, ma ci si poteva impegnare di più.
C'è anche del backtracking e del trial and error. Alcuni giocatori potrebbero quindi provare un pò di frustrazione non riuscendo a comprendere subito cosa fare. E' richiesta un pò di pazienza. Le indicazioni risultano scarne e spesso bisogna tornare indietro nella mappa di gioco. Tenetelo a mente.
Tra i nemici incontreremo delle piccole creature che corrono lungo i cunicoli: possono fare molto male quando attaccano in gruppo, ma singolarmente risultano innocue. Ce ne si può sbarazzare facilmente dopo averli prima incantati.
Altri scontri invece saranno più pericolosi, perchè dovremo usare delle magie più potenti per avere la meglio. E' bene comunque ricordare che le battaglie non risultano l'elemento predominante di In Verbis Virtus.

In Verbis Virtus | Recensione - LucullusGames

I talenti in Italia ci sono, sosteniamoli di più

I.A: in generale è più che sufficiente. Ma, raramente, può succedere che non risponda in maniera corretta: mi è capitato di affrontare un paio di creature, sulla carta pericolose, che però si bloccavano senza attaccarmi.
Benchè la telecamera di In Verbis Virtus sia in prima persona, gli scontri non offrono una profonda contesa, come invece accade in un fps. Gli stessi sviluppatori hanno più volte detto di essersi ispirarsi a Dark Messiah of Might & Magic. La motivazione è semplice: il comando vocale è meno reattivo rispetto al pigiare un tasto (tastiera, mouse, o pad che sia); inoltre nell’euforia del combattimento si potrebbe incorrere in effetti contrastanti a causa di nostri errori o del software di riconoscimento vocale.

Save Point
Comparto grafico: a cura di Giovanni Vadalà e Denis Gualtieri. Colpisce subito il forte contrasto tra gli elementi magici contraddistinti da pennellate veraci e da colori luminescenti quasi abbaglianti, e il resto dell’ambiente più tetro e desolante. Le pareti e i soffitti sono meno rifiniti dei pavimenti, alcuni di questi ultimi sono caratterizzati da uno straordinario design e da una ispirata e vivace colorazione.
I modelli dei corpi animati mi hanno però un pò deluso, sarebbero potuti essere maggiormente curati e delineati. Ma in generale l’effetto dato dalla componente estetica di In verbis Virtus è più che buono. Sono presenti anche delle brevi cut-scenes, di buon impatto visivo.

Comparto tecnico: il risultato finale è buono, ma sono presenti piccoli glitch grafici. Mi è capitato di elevare un oggetto da terra per usarlo a mò di scudo contro delle palle di fuoco, salvo poi ritrovarmi l’oggetto incastrato nel vuoto. Fortunatamente sempre dopo essere servito allo scopo. Si tratta di piccolezze comunque, nulla che mini davvero l’esperienza di In Verbis Virtus.
Più che l’esatta formula, ciò che recepisce il riconoscitore vocale sono le assonanze, ecco perché parole completamente diverse potrebbero funzionare ugualmente (purché, come già detto, il suono sia simile). I ragazzi italiani di Indomitus Games, per la loro prima opera, hanno deciso di puntare su un motore grafico importante, ovvero l'Unreal Engine 3. Il progetto è partito nel 2010 come lavoro universitario per il corso di Videogame Design and Programming del Politecnico di Milano: inizialmente non aveva ambizioni commerciali.
Termino segnalando il buon il sistema d’illuminazione e gli effetti particellari; mentre risulta eccessivo l’effetto blur.

Comparto audio: le melodie di In Verbis Virtus risultano più che sufficienti, anche l’effettistica ambientale (a cura di Gianmarco Leone) è buona.

Le porte si aprono così
Commento finale: volendo muovere una critica si potrebbe constatare che In Verbis Virtus pecca nella mancanza di un contesto ricco alle spalle. Manca un substrato narrativo solido. Ma bisogna ammettere che come primo lavoro Mattia Ferrari e Federico Mussetola (i 2 programmatori) hanno realizzato comunque qualcosa di pregevole, soprattutto per la sfida che ha comportato l'uso del motore di gioco adottato.
Non è semplice quanto si possa pensare cambiare completamente l’approccio di gioco, passando dai tradizionali tasti da premere alle formule da lanciare a voce (abituati come siamo alla corsa rapida dei tasti).  Ma l’esperienza risulta più coinvolgente, e il team italiano è riuscito nella sua sfida.

Pro:

  • Buon sistema di riconoscimento vocale
  • Senso di potenza incredibile
  • Prova sperimentale


Contro: 

  • Manca un solido substrato narrativo
  • Le animazioni potevano essere curate meglio
  • tecnicamente una migliore pulizia di codice era preferibile

Voto 7,2



Fonte immagine principale: Google
Fonte altre immagini: Screenshot personali