Recensione di Tomb Raider: Legend

Non è un capitolo leggendario ma segna una prima importante risalita del brand: il format andava modernizzato e il cammino individuato era quello giusto



Tomb Raider è una saga storica, che accompagna da molti anni i videogiocatori. Purtroppo, come a volte accade, chi detiene i diritti non riesce sempre a capire i cambiamenti in atto nel settore e qualche capitolo è risultato un po' anacronistico come Angel of Darkness. Con questo Lara Croft si mostra al passo coi tempi recuperando parte dello smalto perso per strada.

Storia: l’escamotage narrativo è il buon vecchio flashback. Lara ricorda la scomparsa della madre in seguito ad un incidente aereo in Nepal nel quale le due inizialmente si salvano, ma il successivo contatto con un oggetto antico fa perdere le tracce della madre.
Ora invece ci troviamo invece in Bolivia, nei pressi di un sito storico simile per certi versi a quello del flashback e…

Gameplay: all’armamentario non potevano mancare le due pistole dai proiettili infiniti; seguono mitra, fucile automatico, fucile a pompa, granate e lanciagranate. Ma una sola arma secondaria potrà essere portata al seguito; è possibile mutare scelta prelevando le armi dai nemici caduti.
E’ stato inserita una modalità simile al bullet-time che incrementa, per un breve lasso temporale, la nostra precisione.
L’equipaggiamento è completato come sempre dai medikit (trasportabili in un massimo di 3) e dalla torcia; il binocolo ci consente di studiare bene lo scenario per individuare punti naturali deboli e oggetti fondamentali.
A spezzare il ritmo troviamo anche i Quick Time Event e delle brevi fasi a bordo della Ducati (moto) realizzate però in maniera un po' grezza.
Altra novità è rappresentata dai movimenti ora non più legnosi, con salti non cadenzati come in passato a precisi punti nevralgici: Lara si muoverà con maggiore agilità e disinvoltura tra liane, appigli, e nel corpo a corpo, nonché nelle scivolate.
Non potevano mancare i collezionabili disseminati per le mappe, monili d’oro, argento e bronzo che invoglieranno all’esplorazione.

I.A: nemica non brilla in acume. Gli enigmi sono più circostanziati che in passato, meno ostici e delimitati su una area meno vasta e impervia.

Comparto grafico: rispetto al passato è meno ricco di protagonisti (umani e animali), ma più curato nei dettagli. La paletta cromatica acquisisce maggiore profondità. Questi discorsi sono chiaramente pesati in base alla data d’uscita; è chiaro che il peso degli anni non va gridare a nessun miracolo ora.

Comparto tecnico: nuovo motore grafico e nuovi sviluppatori ci regalano animazioni più curate, un sistema d’illuminazione e texture migliori. La telecamera non è posizionata sempre al meglio, ma ci si abitua nel corso dell’avventura. La fisica dell’ambiente di gioco è stata rivista, tentando di rianimare scenari da sempre statici grazie: al rampino magnetico con cui interagire con l’ambiente (utile anche se usato sui nemici), casse esplosive e pareti da far franare.

Comparto audio: buoni i temi musicali,  l’effettistica. Il doppiaggio in italiano è più che sufficiente.

Commento finale: rappresenta il primo restayling della serie -non riguarda tanto le forme dell’archeologa che rimangono solide, a differenza dell’ultimo reboot, quanto più l’aumento del numero di poligoni- ciò che invece muta sensibilmente sono alcune meccaniche e in generale i movimenti che diventano più dinamici, così come l’interazione con l’ambiente.
Plot interessante e piacevole seppur non eccellente, è condito da buone nozioni storiche riprese, nella forma, in maniera marcata anche nell’ultimo capitolo Rise of the Tomb Raider.

Voto 7,5