Recensione di Prince of Persia: The Two Thrones

Prince of Persia The Two Thrones vede il Principe confrontarsi con il suo lato oscuro; coniugando abilmente le anime che hanno trascinato i primi 2 episodi.



Questa interazione chiude la trilogia inaugurata con Le Sabbie del Tempo


Il principe torna alla sua caratterizzazione originaria, non più dark… O forse no? Entrambe le anime sono invero presenti. Il principe in veste “classica” è tornato nelle sue connotazioni da fiaba, ma è presente anche il suo lato oscuro: assetato di vendetta, potere e brama di scatenare ancora una volta caos e distruzione.

Storia: sulla via del ritorno nella sua città - con alle spalle la sventura delle Sabbie del Tempo - il Principe getta in mare il medaglione magico deciso a cambiar vita, e passare le sue ore esclusivamente ammirando la sua dolce  Kaileena, lontano da una vita avventurosa.
Ma quando è oramai prossimo alla meta la sua nave viene attaccata, capisce che qualcosa non va: Babilonia è imprevedibilmente sotto assedio. Capirà che i mutamenti temporali che ha causato in precedenza hanno cambiato le sorti della Persia. Il Visir non è morto - ed anzi è alla ricerca del potere che il Principe con tanta fatica era riuscito a sconfiggere - e ha rapito Kaileena per risvegliare le Sabbie del Tempo. Il nostro protagonista nel tentativo di salvare l’amata viene nuovamente investito dalla maledizione, ma in maniera diversa: ecco subentrare sulla scena, pian piano, il suo alter ego malvagio feroce, e vendicativo.

Gameplay: nella sua veste classica il Principe è sempre spettacolare nelle corse sui muri e nei salti pirotecnici, ma acquisisce anche delle nuove abilità: rapide uccisioni furtive - da applicare col giusto tempismo - per una  modalità stealth aliena al brand, e la possibilità di aggrapparsi alle feritoie attraverso il pugnale.
L’arma bianca continua ad essere brandita negli scontri - per dare maggiore respiro ai combattimenti, poco vari del primo capitolo - ma ora bisogna sfruttare maggiormente le acrobazie. I nemici riescono a parare i colpi quindi i duelli, quando si è nella veste “dall’animo nobile”, sono  più ostici; le uccisioni stealth si dimostrano dunque più efficaci che mai.

Impersonando il “cattivo” otteniamo una catena - legata al braccio -  che ci permette non solo di scatenare una forza maggiore e una distruzione inaudita, ma anche di raggiungere punti impervi specifici. In questa sorta di spartano alla God of War, però, dobbiamo far i conti con una salute limitata; un perenne decremento vitale che ci spinge ad osare di più negli scontri frenetici per recuperare le Sabbie del Tempo lasciate dai cadaveri nemici, e causate dal nostro passaggio.

Tra una mutazione caratteriale e l’altra faremo uso di un semplice ma piacevole diversivo: saliremo a bordo di una biga trainata da una coppia di cavalli persiani alle prese con gli stretti vicoli della capitale, difendendoci dagli assalti dell’invasore. Si tratta di sequenze che sarebbero potute essere ancora più stimolanti se ci fosse stata data la possibilità di regolare l’andatura di marcia (non possiamo decidere se accelerare o rallentare), ma centrano l’obiettivo di spezzare il ritmo.

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I.A: lo sforzo a cui vanno incontro gli sviluppatori è quello di creare varietà, esulando dal mero button-smashing passato; in questa ottica vanno interpretati i nuovi gadget.
Il vero nemico è il tempo residuo per il Principe Oscuro, che vi costringerà a ripetete qualche sezione, gettando un po' di frustrazione a chi è abituato invece a checkpoint ravvicinati. Non brillano per sfida le Boss Fight: ci sono routine d’apprendere, ma non sempre sono originali. I puzzle ambientali invece sono ritornati al loro caratteristico splendore.

Comparto grafico: Babilonia è pervasa da fumi e fiamme nei i vicoli, cambia setting nelle lussuose dimore. Splende dunque il forte contrasto tra la parte ricca e povera del Mondo di gioco. Seppur i dettagli non sono molti, si riesce a respirare un’aria magica, di una Persia avventurosa e fiabesca.

Comparto tecnico: l’engine usato non era fresco già all’uscita, il peso degli anni ora si fa sentire maggiormente, ma rimane piacevole se non siete interessati esclusivamente all'impatto grafico. Le texture sono in bassa risoluzione, buone per l’epoca le animazioni e gli effetti particellari. Buona l’inquadratura panoramica, disponibile però solo in alcuni frangenti; non sempre all’altezza invece la telecamera sul personaggio, non inquadrando a volte gli appigli.

Comparto audio: i temi metal dello Spirito Guerriero lasciano la scena a sonorità più melodiche vicine allo spirito delle mille e una notte, anche se il ritmo muterà sensibilmente nelle fasi più concitate. Più che sufficiente il lavoro svolto sul doppiaggio e sull’effettistica ambientale.

Titolo: Prince of Persia: The Two Thrones
Genere: Action-Adventure
Sviluppatore: Ubisoft Montreal
Editore: Ubisoft
Data di rilascio su pc: 7 dicembre 2005

Commento finale: la caratterizzazione psicologica è l’aspetto fondante del capitolo di Ubisoft. L’effetto si concretizza sia a livello narrativo che nelle meccaniche di gioco, mutando sensibilmente l’approccio: se come Principe dall’animo nobile siamo spinti ad azioni nell’ombra, come Principe Oscuro calcheremo la mano senza preoccuparci di fare troppo rumore.
Un’altra svolta è labbandono dell’eccessivo backtracking, segno della mutazione dei tempi; le console sono in crescita e gli sviluppatori preferisco puntare più sulla varietà degli scenari, che battere sempre le stesse location.
L’escamotage narrativo che cancella le vicende affrontate nel primo capitolo, permette al giocatore di potersi godere questo episodio senza conoscere necessariamente i fatti antecedenti.

Pro:

  • 2 approcci diversi in uno stesso gioco
  • Atmosfera
  • Rinnovamento di alcune meccaniche


Contro: 

  • Graficamente arretrato
  • Qualche incertezza sulla telecamera

Voto 8


Fonte immagini: Google