Max Payne 3 ci mette nei panni di un personaggio vinto dagli errori del passato, piegato nello spirito, e corroso dall’abuso di alcolici e psicofarmaci…
Tuttavia ancora capace di vendere cara la pelle
Non è più brillante, la sua vita è un disastro. Ha perso la voglia di combattere, è invecchiato, in sovrappeso; ma si ritrova suo malgrado in una nuova avventura. Quasi irriconoscibile, senza l’impermeabile e la giacca di pelle; ma d’altro canto i tempi sono cambiati.
Rockstar non opta per una trama profonda, ma per un ritmo serrato degno di un film d’azione moderno, tessuto tutto sommato su un tema sempre valido.
San Paolo è molto diversa da quella New York anni ’90 dei primi capitoli. La scelta degli sviluppatori è stata brusca: colori, atmosfere, personaggio… Tutto è stato rivisto.
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Il bullet-time regna sovrano |
Storia: New Jersey, Max Payne è al Walton Bar in compagnia del suo adorato alcol. La serata si riscalda quando, il nostro, decide che le angherie del figlio del boss mafioso locale sono diventate eccessive. Si prende, dunque, la briga di fargli chiudere il becco. In suo soccorso giunge Raul Passos, ex collega ai tempi dell'accademia di polizia; che in seguito lo convince a lavorare come partner nella figura di guardia del corpo per la famiglia Branco.
Si trasferisce a San Paolo, in Brasile. Ma è chiaro che qualcuno c’è l’ha con il capitano d’industria, nonché datore di lavoro dei due. Max sventa il primo tentativo di rapimento di Fabiana (moglie del boss), ma il secondo - la sera seguente, in una discoteca - va buon fine, ecco che…
Gameplay: Rockstar rimane più o meno fedele alle meccaniche base del brand: la rigenerazione della salute è sì presente, ma solo parziale; c’è sempre il bullet-time, ora ancora più spettacolare, con slanci aerei cinematografici degni dei più esagerati film d’azione.
Accanto alla succitata tecnica, simbolo del franchise, c’è l’indicatore dell'adrenalina che si riempie: col passare dei secondi, rimanendo in copertura (magari farcendosi pure sfiorare dai colpi); uccidendo gli avversari, ancor più se li si colpisce alla testa.
Subendo un colpo mortale, ma avendo a disposizione ancora almeno un antidolorifico, si avvia la possibilità di rovesciare le sorti: pochissimi secondi per colpire chi ci ha inferto l’ultimo colpo, in caso di successo recupereremo salute e abbatteremo il nostro carnefice.
Gunplay: è possibile imbracciare un grosso calibro (fucile a pompa, fucile d’assalto, lanciagranate) o doppie armi leggere; stavolta anche diverse tra loro (2 pistole, una pistola e una mitraglietta). Il feeling è ottimo, con rinculo, rateo di fuoco, caricatore, e peso differenti. La sensazione di potenza è esaltata anche dal bullet-time.
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Cover system (l'aggiunta gradita) |
Accanto alla campagna principale, troviamo
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Rimani giù amico |
I.A: oltre ai gradi di sfida selezionabili (3 iniziali, e 2 ulteriormente disponibili se si porta a termine il gioco in modalità Difficile), ben differenziati - via via caratterizzati da un’adrenalina che si consuma più velocemente, e antidolorifici in grado di curare meno in percentuale - si può decidere l’approccio alla mira: automatica, semiautomatica o manuale. Tale scelta si riflette sensibilmente sulla difficoltà, in alcune sezioni della trama i colpi precisi saranno fondamentali.
Ottima la new entry, ovvero il cover system. Ma non adagiatevi, gli avversari cosci di una superiorità numerica avanzeranno aggressivi verso la vostra posizione, e vi lanceranno bombe a iosa; inoltre molti ripari sono distruttibili.
I checkpoint sono ravvicinati, ma le morti sono frequenti a causa di mancanza di munizioni, e la presenza di avversari particolarmente coriacei.
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Max Payne 3 |
Comparto tecnico: il Rage Engine mostra i muscoli. Ambienti dettagliati, texture curate anche grazie a livelli mai troppo estesi, frame rate granitico, sistema d’illuminazione egregio, ed elevata distruttibilità degli scenari. Ottimi i particellari a gestire pezzetti in volo di oggetti vari fatti esplodere, o crivellati da raffiche aggressive di proiettili; questi ultimi gestiti molto bene dalla fisica, che ne cura la gittata. I modelli dei personaggi principali non sono da meno, soprattutto nella cura dei volti, spesso resi in maniera dozzinale in altre produzioni. Discorso diverso per i comprimari che calcano pochi modelli, che vengono pure ripetuti.
Comparto audio: ottima la colonna sonora così come l’effettistica e il doppiaggio in inglese, soprattutto nella recitazione del protagonista
(come in passato affidato al volto e alla voce di James McCaffrey, già noto in ambito videoludico per la timbrica prestata a Thomas Zane in Alan Wake). Sottotitolato in italiano buono.
Commento finale: il plot narrativo non è originale nei contenuti, si distacca dall'elaborazione fumettistica dai toni Noir di Frank Miller; ma il modo in cui è stato partorito, con la cura per le cut-scene e nella scelta degli effetti speciali, è eccezionale. E’ stata rispettata l’anima cinematografica e la spettacolarizzazione che da sempre ha contraddistinto il brand, un tempo dei ragazzi finlandesi della Remedy Entertainment.
Pro:
- Spettacolarità e ritmo
- Bullet-time ben realizzato
- Nuovo Max, ma sempre ben caratterizzato
Contro:
- L'atmosfera Noir non c'è più
Voto 9
Fonte immagini: Google