Recensione di Resident Evil 6 / Biohazard 6

Resident Evil 6 è un prodotto solido nel taglio cinematografico, ma non fa più paura: vira verso lo shooter condito di letali mosse di Wrestling 



4 campagne ed altrettanti approcci diversi: per cercare di carpire cosa i giocatori vogliono? 


La mossa sulla carta è intelligente, con R.E. la Capcom recupera i dati di gioco e potrebbe mettere in piedi un’analisi per inquadrare meglio la visone della loro iconica saga, il rischio però è quello di non riuscire ad accontentare nessuno, a causa di una mancata marcata differenziazione.
Ciò che mi lascia perplesso sono alcune scelte di game-design:
Perché limitare le munizioni anche nella campagna “militare” se tutti i tratti sono tipici di uno shooter ricco di avversari e privo, tra l’altro, anche della tensione delle altre campagne? Perché i non-morti a terra sono invulnerabili se prima non si “svegliano”? E perché aggiungere in quel modo quelle mosse di Wrestling ? Almeno ne hanno limitato l'uso con la stamina.
L’ultimo Boss, poi, stilisticamente non mi ha convinto per nulla
Personalmente avrei puntato maggiormente sulla diversificazione dei 4 punti di vista - dove qualche idea interessante è stata comunque messa in piedi - cercando d’innovare con più raziocinio.



Resident Evil 6 / Biohazard 6


Resta un prodotto godibile, ma è bene chiarire chè è ormai un Tps: di Resident Evil c’è solo il fanservice


Storia: Tall Oaks, il presidente viene assassinato dopo essere mutato in uno zombie nell’economia di un attacco bio-terroristico col virus C; ma una minaccia interna incombe pericolosa: forse è stato orchestrato un complotto?
4 spaccati che via via aggiungono nuovi tasselli per una trama che andrà ad incastrarsi, proponendoci differenti opinioni. Come per Resident Evil Revelations anche qui è più interessante la tecnica narrativa adottata (elemento di pregio della produzione) che la storia di per sè, che rimane comunque godibile, ma tende più al ritmo elevato del Blockbuster d’azione, con deboli colpi di scena.
Leon Kennedy e Helena Harper: affronteranno momenti scanditi da un generale ritmo più lento, il minor numero di avversari ma locations più varie che ricorderanno episodi passati, compresi lunghi corridoi claustrofobici, illuminati da nostalgici lampi e zone sott’acqua.
Chris, Piers Nivans e compagni: in Cina vedremo un personaggio più complesso del semplice nerboruto di Resident Evil 5; affronterà i suoi demoni, con continui rimandi all’accaduto in Europa dell’Est, che ancora lo consumano, togliendogli più volte lucidità.
Jake Muller e Sherry Birkin: sono figli di personaggi fondamentali della saga e vengono risucchiati nella stessa, loro malgrado, per azioni non commesse direttamente. E’ il racconto di una lunga fuga iniziata in Edonia; uno dei 2 però ha forse nel sangue la risposta per un possibile vaccino al virus C.
Ada Wong: la chiave per sviscerare tutti i particolari. Si tenta un approccio più vicino ai connotati del passato e un plot più concentrato.


Resident Evil 6 procede spedito verso quella deriva action lontana dalla prima trilogia


Gameplay: Chris s’imbatte nei Mostri più grossi e spettacolari, fa uso di armi dal rateo e danno maggiore, nonché di cover system e scivolate; siamo in un vero e proprio shooter frenetico che però non ha nulla d’innovativo nelle meccaniche.
Leon s’imbatte in un paio di blandi enigmi, mentre qualche orda innalzerà ogni tanto il ritmo compassato; le armi più usate saranno delle pistole da coadiuvare da mosse ravvicinate, soprattutto verso finti morti zombie.
Jake affronta meccaniche più varie: stealth, fuga a bordo di veicoli, Quick Time Event divertenti (in altre campagne saranno invasivi e noiosi), le migliori mosse corpo a corpo e una minaccia inarrestabile per tutta la campagna.
Ada si concentra decisamente sugli enigmi ambientali e sull'avanzamento stealth; è dotata di una peculiare balestra con dardi e di un rampino per esplorare i livelli in verticale.
Il backtracking è stato abbandonato da tempo, ma qui in un certo senso lo ritroviamo sia ri-affrontando alcune situazioni, sia ritrovandoci alcuni avversari… cambieranno però le locations.
Accanto alla campagna trovano posto le modalità: Mercenari e Caccia all’Uomo.



I.A: quella nemica è aggressiva e sopra la media, come da tradizione della produzione. Quella dei nostri compagni non è particolarmente utile in combattimento, ma decisamente affidabile in fase di soccorso.

Longevità: buona, ben più di 20 ore vi terranno incollati allo schermo per la sola campagna. In passato anche Alien vs Predator provò la tecnica di più campagne, per presentarci 3 spaccati d’una stessa storia: lì ci fu più diversificazione ma il titolo peccava proprio nella longevità, qui si è migliorato questo aspetto.

Comparto grafico: modelli poligonali buoni per i protagonisti principali, meno per le altre partecipazioni. La paletta cromatica vira dai toni scuri a pennellate più toniche, il risultato è buono in talune circostanze ma in altre si perde quello che dovrebbe essere un momento di tensione. Purtroppo qui entra in gioco anche un sistema d’illuminazione non eccezionale, con zone troppo scure in cui non si distingue nulla, per poi virare in altre in cui si assiste ad una buona linea d’orizzonte: bisognava implementare un metro più adattabile alle differenti circostanze.

Comparto tecnico: texture ambientali dalla resa altalenante. Succede un po’- con le dovute proporzioni - ciò che si è già visto in Rage: con elementi in lontananza molto gradevoli, per poi far storcere il naso in inquadrature ravvicinate; c’è da sottolineare però che non sempre accade, anzi qualche bel colpo d’occhio lo ritroviamo.

Comprato audio: buona l’effettistica, senza eccellere. Buona la qualità delle tracce audio nelle differenti situazioni, senza raggiungere picchi di pathos, in analogia col target non più survival-horror. Più che sufficiente il doppiaggio in italiano, con un po' d’asincronia nel labiale; i timbri vocali mostrano un buona diversificazione: mi sarei aspettato una cura maggiore per la voce di Leon.

Jake Muller e Sherry Birkin


Commento finale: R.E. 6 è un prodotto moderno, dalla natura action con pregevoli cut-scenes, ma ha smarrito la sua identità. Nel bene e nel male questo è figlio dell'andazzo generale dell'industria. Cambiare è normale per tenersi al passo coi tempi. Mi piace il fanservice sempre più prominente, ma credo sia necessario innovare il genere, tenendosi più fedeli all'anima del franchise: senza snaturarla, rinvigorendo una saga che fatto crescere tanti giocatori sin dal '96.

Pro:

  • Tecnica narrativa
  • 4 campagne, 4 approcci diversi
  • Taglio cinematografico


Contro: 

  • Natura horror non pervenuta
  • Sistema d'illuminazione


Voto 7,6





Fonte immagine principale: Google

Fonte altre immagini: Screenshot personali