Recensione di Wolfenstein: The New Order

Wolfenstein The New Order è un'ucronia spensierata, caratterizzata da un ritmo adrenalinico e da un'atmosfera testosteronica volutamente esagerata e tipica dei fim di Tarantino



Annunciato nel 2013 e presentato con un trailer di forte impatto

Ricorderete un arbitro su un campo di calcio sventolare qualcosa di più "suggestivo" di un cartellino rosso...
New Order riesce a ritagliarsi una personalità diversa da quella dei precedenti episodi della saga. Questa prova è incentrata più sul parallelismo tra la violenza efferata degli scontri e il bisogno delle piccole gioie di un amore quotidiano. Viene così esibito un protagonista non solo armato di muscoli (per scatenare il caos), ma anche un essere umano capace di provare tenere emozioni. Il titolo però mette da parte quel misticismo tipico del capolavoro Return to Castle Wolfenstein, anche se l'acerrimo nemico W. Strasse è comunque presente.
Inoltre il titolo mitiga situazioni più concitate con azioni da eseguire nell'ombra, c'è quindi più varietà.

Alla conquista dello spazio


Storia: Polonia anno 1946. Diversamente da quanto narrato dalla storiografia moderna, le vicende belliche stanno proseguendo male per gli Alleati: la Germania ha sviluppato tecnologie troppo avanzate, e gli States tentano un ultimo assalto disperato alla roccaforte Scientifica dell’Asse. La solita spavalderia U.S.A. naufraga proprio quando sembra essere giunta la svolta.
Sicchè, siamo chiamati ad una dura scelta su chi salvare del nostro commilitone: i risvolti daranno luogo a vicende parallele secondarie, che si materializzeranno solo nel proseguo.
In qualche modo riusciamo comunque a sfuggire a una morte "certa", ma perdiamo conoscenza e capacità cognitive, entrando in uno stato catatonico (in seguito ad una ferita alla testa). Ciò ci porterà nel "tenero e caldo" ristoro di un Manicomio per cavie di esperimenti Nazisti, per circa 14 anni. Il resto ve lo lascio scoprire :)


Gameplay: si basa su un intelligente mix di elementi old-school e soluzioni moderne più dinamiche (e immediate). Torna prepotentemente di moda la sporgenza dai ripari. Seguono: un arsenale numericamente esagerato e sempre disponibile (in barba ad ogni velleità simulativa), le doppie armi utilizzabili contemporaneamente, ed i nostalgici kit medici.
Sono però passati tanti anni dall’ultimo celebre capolavoro, quindi ci ritroviamo dinanzi a un rinnovato combat system, caratterizzato (tra le altre cose) da scivolate, da coperture dinamiche e da corazze supplementari.
Vecchio e nuovo sanno anche venirsi incontro, prende così vita il compromesso sulla rigenerazione della vita che risulta solo parziale (per non scontentare nessuno). Il ritmo e la natura arcade sono egregiamente miscelate dai MachineGames, che optano per un livello di difficoltà adattabile ad ogni giocatore.
Le tipologie di armi sono molte, senza contare la presenza della modalità di fuoco secondaria. Forse manca qualche scelta più ardita: visto l'avanzamento tecnologico nazista mi sarei aspettato qualche arma più estrosa.
Disseminati nei livelli troveremo vari cameo e tesori, per la gioia dei ricercatori di collezionabili.
E’ presente un interessante sistema di crescita delle abilità che premia automaticamente lo stile di gioco di ognuno: le uccisioni stealth dei comandanti (utili ad evitare l’arrivo dei rinforzi) consentiranno (ad esempio) di incrementare il numero di coltelli trasportabili; mentre la predilezione per l’uso di una determinata arma sbloccherà (per essa) un caricatore e/o una velocità di ricarica maggiori.

Recensione di Wolfenstein: The New Order - LucullusGames


I.A: a volte non risponde egregiamente, lasciandoci qualche frazione di secondo per colpire in anticipo l'avversario. In altre circostanze invece ci riempirà di piombo, senza alcuna possibilità di scampo. Ma non si tratta di una menomazione. L'intelligenza artificiale mostra il fianco quando il giocatore agisce di soppiatto: il che è anche plausibile, ma certe manovre sono possibili perchè i punti ciechi sono un pò generosi. Mentre se si affronta il nemico a viso aperto, la sfida sale vertiginosamente. Mi sarei però aspettato una maggiore diversificazione nei lottatori.

Comparto grafico: un po’ spoglio negli esterni. La cura nell'allestimento degli interni è invece buona. La palette cromatica si mostra soddisfacente, sono esaltati soprattutto i fiotti purpurei di sangue, in perfetto stile splatter. La cura dei dettagli è invece maniacale, soprattutto con: i codici enigma, i manifesti di propaganda, le lettere, e i monologhi filosofici dei protagonisti. Tutto ciò dona personalità al periodo storico idealizzato. I modelli dei personaggi principali sono buoni, meno buoni sono invece quelli delle figure secondarie: peccano nell'espressività dei volti, che si mostrano privi di trasporto emotivo.

Comparto tecnico: le texture non sono sempre in alta definizione, ma la fluidità è granitica. Il titolo è abbastanza scalabile per adattarsi alle diverse configurazioni. Mancano però degli effetti speciali sontuosi. Il sistema d’illuminazione è più che discreto.

Comparto sonoro: in alcune situazioni l'audio del parlato è sovrastato dall'effettistica ambientale, e ciò ci fa perdere qualche battuta; bisognerà altresì regolare il volume generale manualmente, a causa di picchi mal calibrati. Infine c’è dell’asincronia nel labiale: il doppiaggio in definitiva non è eccezionale, sebbene i dialoghi siano di buona fattura. Sono errori grossolani che in un Triple A non ci si aspetterebbe d'incontrare, ma non intaccano troppo (per fortuna) la qualità generale della produzione. Alcune correzioni sono state comunque fatte, grazie alla corposa patch rilasciata post lancio.

Titolo: Wolfenstein: The New Order
Genere: Fps
Sviluppatore: Machine Games
Editore: Bethesda Softworks
Data di rilascio su pc: 20 maggio 2014

Commento finale: Wolfenstein The New Order è un capitolo in grado di accontentare generazioni differenti. Si tratta di un rinnovamento parziale tutto sommato riuscito. Si è persa l’anima mistica di Return to Castle Wolfenstein, ma la ritroveremo nel corposo dlc Wolfenstein The Old Blood.
La storia è curata, e riesce a catturare più anime: testosteronica, intima, violenta, ironica, e iconica. Il personaggio principale ne è l’esatta riproduzione antropomorfica, poichè risulta nerboruto, micidiale e tenero allo stesso tempo. La longevità è ottima rispetto agli shooter moderni.
I punti deboli riguardano le imprecisioni tecniche, tale comparto è stato curato di più nell’espansione stand-alone.


Pro:
  • Ambientazione distopica
  • Mix di elementi Old-School e Moderni
  • Il livello segreto


Contro: 
  • Il parlato a volte è sovrastato dagli effetti ambientali, facendoci perdere qualche battuta
  • Asincronia nel labiale



Voto 8,4




Fonte immagini: Google